The Grudge 2
id.
Regia
Takashi Shimizu
Sceneggiatura
Stephen Susco
Fotografia
Katsumi Yanagijima
Montaggio
Jeff Betancourt
Scenografia
Iwao Saito
Costumi
Kristin M. Burke,
Miyuki Taniguchi
Musica
Christopher Young
Produzione
Ghost House Pictures
Interpreti
Jennifer Beals, Sarah Michelle Gellar, Edison Chen, Amber Tamblyn,
Arielle Kebbel, Teresa Palmer, Misako Uno, Takako Fuji, Joanna Cassidy
Anno
2006
Genere
horror
Nazione
USA
Durata
95'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
10-11-06

Se pensavate di esservi liberati delle solite ragazze dall’aspetto pallido ed emaciato, con gli occhi cerchiati di rosso ed i capelli neri, lisci, lunghi usati come tentacoli avvolgenti ed assassini… avete clamorosamente sbagliato i vostri calcoli o sala cinematografica.
Si perché se al peggio non c’è mai fine, ecco puntale il secondo capitolo americano di The Grudge, prodotto da Sam Raimi che con la sua casa di produzione Ghost House Pictures nel tentativo di rivitalizzare il genere horror lo sta sapientemente seppellendo, badile dopo badile sotto una montagna di mediocrità cinematografiche di dubbio gusto.
Alla regia un uomo che su The Grudge ha costruito la sua carriera e che presto ne verrà travolto – ci auguriamo – ovvero Takashi Shimizu nella cui filmografia conta le versioni per l’home video di Ju-On e Ju-On 2, quelle cinematografiche di Ju-on: Rancore e Ju-on: Rancore 2. Se questa non è una maledizione…
The Grudge 2, scritto da Stephen Susco autore anche del primo capitolo, parte da dove era finito il precedente. Karen (Sarah Michelle Gellar) rinchiusa in un ospedale, sottoposta a cure psichiatriche, è accusata di aver incendiato e di conseguenza ucciso il proprio ragazzo all’interno della casa maledetta abitata dallo spirito di Kayako, a sua volta uccisa dal folle marito insieme alla figlia adolescente. Raggiunta dalla sorella Aubrey, Karen rimarrà vittima di una forza sconosciuta e molto pericolosa, finendo per fare un giro turistico en plan air sui cieli di Tokyo.
Stacco. Allison frequenta una scuola internazionale a Tokyo. Disadattata, tenta in ogni modo di farsi nuove amicizie rischiando la propria vita sottoponendosi ad un rito di iniziazione all’interno della casa maledetta di cui sopra. Sarà l’inizio di un nuovo incubo per lei e le sue due sconsiderate ragazze.
Stacco. L’introverso Jake accoglie con una certa freddezza la nuova fidanzata di papà, contrariamente a quanto invece fa la sorella maggiore Lacey. I suoi vicini di casa inoltre si comportano in maniera inquietante, trattando la loro figlia come una malata in quarantena.
Tre storie che si intrecciano, come va oramai di moda in molto cinema contemporaneo, frammentando l’unità spazio-temporale, per tentare di riempire il vuoto creativo ed artistico con un puro formalismo di maniera. L’effetto di tale scelta risulta controproducente le intenzioni del regista che mirava ad approfondire i misteri celati nel primo capitolo ed allargare i confini della maledizione uscendo dall’ambito angusto della casa progenie per invadere la quotidianità dei personaggi. E non c’è confine psicologico o fisico che può opporsi alla maledizione nata dalla morte violenta di una persona durante un impeto d’ira.
Il risultato è un film che implode su se stesso, aggrovigliandosi in un intellettualismo narrativo privo di senso, affidandosi a prestidigitazioni sonore e di montaggio per scuotere lo spettatore dal torpore e noia che, questo si, lo cattura come una vera e propria maledizione. [fabio melandri]



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