Paul Barnell
è quasi sul lastrico. La sua agenzia di viaggio non
va a gonfie vele e le cure mediche per la moglie sciroccata
richiedono sempre più spese. Cosa si può escogitare
allora per risolvere gli opprimenti debiti? Semplice: spacciare
un cadavere ritrovato nella spazzatura per il proprio fratello
scomparso da qualche anno ed incassarne l’assicurazione
sulla vita. Tutto filerebbe liscio se lo zelante ispettore
dell’assicurazione non sospettasse qualcosa e due aspiranti
killer non rivendicassero il corpo della loro prima vittima…
Girato in Alaska tra mastodontiche montagne rocciose e candide
distese di neve, The Big White
è una scoppiettante black comedy che ricorda, più
per ambientazione che per stile, il film cult Fargo
dei fratelli Cohen, di cui sembra quasi una parodia. Come
in Fargo anche qui c’è
un cadavere. Come in Fargo anche
qui c’è un ispettore che cerca il colpevole.
E come in Fargo anche qui il
colpevole alla fine viene smascherato. Ma il tocco di Mylod,
al suo secondo film dopo la commedia demenziale Ali
G Ingahouse, è meno sardonico e molto più
leggero di quello dei Cohen. Non che questo sia un deterrente,
anzi. Qui si ride decisamente di più. Ognuno cerca
qualcosa. Paul è alla ricerca spasmodica dei soldi
necessari per sbarcare il lunario. La moglie Margaret è
alla ricerca di una cura per la sindrome di Tourette di cui
si sente irrimediabilmente affetta. L’ispettore dell’assicurazione
è alla ricerca di una promozione per potersi trasferire
lontano dalle nevi dell’Alaska. I due aspiranti killer
sono alla ricerca di un cadavere scomparso. Alla fine ognuno
riuscirà a trovare quello che cerca ma non senza i
dovuti stravolgimenti. E come una slavina incontenibile The
Big White trascina tutti nel caos più completo.
Ma si sa è dal caos che nasce sempre l’ordine.
[marco catola]
Paul Barnell, uno sfortunato agente di viaggi (Robin
Williams) e sua moglie Margaret (Holly Hunter) vivono
in Alaska in condizioni non facili. L’incontro con un
cadavere abbandonato in un cassonetto crea nella mente di
Paul le condizioni per risolvere tutti i suoi problemi: incassare
i soldi di una polizza sulla vita a nome del fratello Raymond
(Woody Harrelson) scomparso da cinque anni da casa. Ma un
ambizioso quanto zelante perito delle assicurazioni (Giovanni
Ribisi), due aspiranti sicari (Tim Blake Nelson e Earl Brown)
e l’inatteso ritorno a casa di Raymond sono ostacoli
non da poco al suo “criminale” progetto.
Piccoli Cohen crescono. The Big White
sin dale sue prime immagini paga il pesante scotto di sembrare
un film dei Fratelli Cohen senza i Cohen, il che spingerebbe
ad abbandonare la sala immediatamente. L’ambientazione
dell’Alaska, la caratterizzazione di alcuni personaggi
(vedi la coppia di aspiranti killer) e la stessa trama a grandi
linee ricorda sin troppo da vicino il capolavoro bianco della
famosa coppia, Fargo.
Inoltre le ultime prove incolore di Robin Williams non farebbero
pensare a niente di buono, invece... Invece se ci si lascia
avvolgere dall’intelligente sceneggiatura del debuttante
Collin Fiesen, che scrive cose che evidentemente conosce essendo
nato e vissuto nei medesimi luoghi in cui il film è
ambientato, da una colonna sonora di grande suggestione e
dalla regia non invadente di Mark Mylod (al suo attivo un
solo film Ali G. Ingahouse) The
Big White si rivela una black comedy, anzi una white
comedy di assoluto interesse.
Personaggi ben definiti e credibili nella loro incredibilità,
si muovono all’interno di una narrazione di eventi assurdi
ed inverosimili che però acquistano una loro logica
tutta interna grazie all’atmosfera grottesca e surreale
che il regista riesce a costruire tutto intorno attraverso
dettagli, particolari e personaggi secondari assolutamente
irresistibili.
Robin Williams dipinge il suo melanconico personaggio come
un piccolo uomo spinto dalla disperazione e dall’amore
per la sua giovane moglie in un piano troppo più grande
di lui, dandogli una umanità che ce lo rende simpatico
come invero tutti i personaggi in gioco: dalla coppia di killer
su cui aleggia un’ombra di omosessualità, alla
moglie interpretata dalla rediviva Holly Hunter afflitta da
una misteriosa malattia su sui aleggia il dubbio della sua
veridicità dando origine a divertenti siparietti, allo
zelante agente delle assicurazioni interpretato da un Giovanni
Ribisi che sembra la controfigura di Steve Buscemi (e aridaje
con i Cohen) sino ad un Woody Harrelson volutamente sopra
le righe.
Nel complesso una piacevole scoperta per un piccolo film che
non fa altro che raccontarci come il paradiso non è
questione di meridiani e paralleli. Ogni luogo su questa terra
può essere bellissimo o infernale, a seconda della
persona con la quale ci vivi. Banale? Forse, ma chissenefrega...
[fabio melandri]