The Big White
id.n
Regia
Mark Mylod
Sceneggiatura
Collin Friesen
Fotografia
James Glennon
Montaggio
Julie Monroe
Musica
Mark Mothersbaugh
Interpreti
Robin Williams, Holly Hunter, Giovanni Ribisi, Tim Blake Nelson,
W. Earl Brown, Woody Harrelson, Alison Lohman, William Merasty
Anno
2005
Durata
105'
Nazione
USA
Genere
commedia
Distribuzione
Medusa Film

Paul Barnell è quasi sul lastrico. La sua agenzia di viaggio non va a gonfie vele e le cure mediche per la moglie sciroccata richiedono sempre più spese. Cosa si può escogitare allora per risolvere gli opprimenti debiti? Semplice: spacciare un cadavere ritrovato nella spazzatura per il proprio fratello scomparso da qualche anno ed incassarne l’assicurazione sulla vita. Tutto filerebbe liscio se lo zelante ispettore dell’assicurazione non sospettasse qualcosa e due aspiranti killer non rivendicassero il corpo della loro prima vittima…
Girato in Alaska tra mastodontiche montagne rocciose e candide distese di neve, The Big White è una scoppiettante black comedy che ricorda, più per ambientazione che per stile, il film cult Fargo dei fratelli Cohen, di cui sembra quasi una parodia. Come in Fargo anche qui c’è un cadavere. Come in Fargo anche qui c’è un ispettore che cerca il colpevole. E come in Fargo anche qui il colpevole alla fine viene smascherato. Ma il tocco di Mylod, al suo secondo film dopo la commedia demenziale Ali G Ingahouse, è meno sardonico e molto più leggero di quello dei Cohen. Non che questo sia un deterrente, anzi. Qui si ride decisamente di più. Ognuno cerca qualcosa. Paul è alla ricerca spasmodica dei soldi necessari per sbarcare il lunario. La moglie Margaret è alla ricerca di una cura per la sindrome di Tourette di cui si sente irrimediabilmente affetta. L’ispettore dell’assicurazione è alla ricerca di una promozione per potersi trasferire lontano dalle nevi dell’Alaska. I due aspiranti killer sono alla ricerca di un cadavere scomparso. Alla fine ognuno riuscirà a trovare quello che cerca ma non senza i dovuti stravolgimenti. E come una slavina incontenibile The Big White trascina tutti nel caos più completo. Ma si sa è dal caos che nasce sempre l’ordine.
[marco catola]


Paul Barnell, uno sfortunato agente di viaggi (Robin Williams) e sua moglie Margaret (Holly Hunter) vivono in Alaska in condizioni non facili. L’incontro con un cadavere abbandonato in un cassonetto crea nella mente di Paul le condizioni per risolvere tutti i suoi problemi: incassare i soldi di una polizza sulla vita a nome del fratello Raymond (Woody Harrelson) scomparso da cinque anni da casa. Ma un ambizioso quanto zelante perito delle assicurazioni (Giovanni Ribisi), due aspiranti sicari (Tim Blake Nelson e Earl Brown) e l’inatteso ritorno a casa di Raymond sono ostacoli non da poco al suo “criminale” progetto.
Piccoli Cohen crescono. The Big White sin dale sue prime immagini paga il pesante scotto di sembrare un film dei Fratelli Cohen senza i Cohen, il che spingerebbe ad abbandonare la sala immediatamente. L’ambientazione dell’Alaska, la caratterizzazione di alcuni personaggi (vedi la coppia di aspiranti killer) e la stessa trama a grandi linee ricorda sin troppo da vicino il capolavoro bianco della famosa coppia, Fargo.
Inoltre le ultime prove incolore di Robin Williams non farebbero pensare a niente di buono, invece... Invece se ci si lascia avvolgere dall’intelligente sceneggiatura del debuttante Collin Fiesen, che scrive cose che evidentemente conosce essendo nato e vissuto nei medesimi luoghi in cui il film è ambientato, da una colonna sonora di grande suggestione e dalla regia non invadente di Mark Mylod (al suo attivo un solo film Ali G. Ingahouse) The Big White si rivela una black comedy, anzi una white comedy di assoluto interesse.
Personaggi ben definiti e credibili nella loro incredibilità, si muovono all’interno di una narrazione di eventi assurdi ed inverosimili che però acquistano una loro logica tutta interna grazie all’atmosfera grottesca e surreale che il regista riesce a costruire tutto intorno attraverso dettagli, particolari e personaggi secondari assolutamente irresistibili.
Robin Williams dipinge il suo melanconico personaggio come un piccolo uomo spinto dalla disperazione e dall’amore per la sua giovane moglie in un piano troppo più grande di lui, dandogli una umanità che ce lo rende simpatico come invero tutti i personaggi in gioco: dalla coppia di killer su cui aleggia un’ombra di omosessualità, alla moglie interpretata dalla rediviva Holly Hunter afflitta da una misteriosa malattia su sui aleggia il dubbio della sua veridicità dando origine a divertenti siparietti, allo zelante agente delle assicurazioni interpretato da un Giovanni Ribisi che sembra la controfigura di Steve Buscemi (e aridaje con i Cohen) sino ad un Woody Harrelson volutamente sopra le righe.
Nel complesso una piacevole scoperta per un piccolo film che non fa altro che raccontarci come il paradiso non è questione di meridiani e paralleli. Ogni luogo su questa terra può essere bellissimo o infernale, a seconda della persona con la quale ci vivi. Banale? Forse, ma chissenefrega... [fabio melandri]