Una casa
isolata, una coppia in crisi.
Lei è Liv Tyler, che ballò da sola per Bernardo
Bertolucci e fu elfa innamorata per Peter Jackson. Qui ha
appena rifiutato una proposta di matrimonio e mette i cellulari
in carica troppo troppo tardi. Lui è Scott Speedman,
e se non l'avete mai sentito nominare non è cosa grave.
La crisi sembra scemare, non fosse che la riconciliazione
tra i fidanzati viene interrotta dall'insistente bussare di
una strana ragazza, il volto nascosto dall'oscurità
della notte, che chiede di una certa Tamara. Sarà l'inizio
di una nottata da incubo per i due protagonisti, in balia
di tre sadici mascherati (e con quote rosa) che si divertiranno
a giocare con i loro e con i nostri nervi in un lungo e gratuito
assedio, prima che il sole ormai sorto veda esplodere la violenza
più efferata.
La storia, a prima vista una variante di Funny
Games (scegliete voi quale dei due), unisce bene
la trama orrorifica all'intreccio melodrammatico: la prima
va a interrompere bruscamente la seconda, fino al finale dove
i due intrecci si ritrovano, ma una sola delle due linee narrative
avrà un “lieto fine”.
I killer senza motivazione, spinti solo dal vuoto etico e
dal caso, sono roba sentita in mille altri film comunque più
sofisticati di questo. I motivi di interesse non vanno quindi
cercati nell'originalità dei temi trattati, quanto
piuttosto nella recitazione discreta, nel ritmo adeguato alla
narrazione, nel buon uso di rumoristica e musiche e, udite
udite, persino in qualche guizzo di sceneggiatura: l'incontro
fra i tre folli e i giovanissimi predicatori lascia aperta
qualche linea interpretativa in più circa gli eventi
narrati: si trattò di iniziazione della bionda?
Un buon prodotto di genere, dunque, ma per completezza di
informazione citiamo un episodio accaduto durante la proiezione
stampa: a una trentina di minuti dalla fine, un collega, il
volto nascosto dall'oscurità della sala, ha sbadigliato
rumorosamente tra diverse risatine di approvazione. [davide
luppi]