“L’amore
è un bellissimo fiore, ma bisogna saperlo cogliere
sull’orlo di un precipizio” (Stendahl)
Silk
è un film magistralmente diretto da Francois Girard
(Thirty-two Short Films About Glenn
Gould; The Red Violin)
con un montaggio che quasi non necessita di dialogo. Ma onore
e merito vanno al successo editoriale (Seta,
tradotto in 26 lingue) di Alessandro Baricco (Castelli
di Rabbia,1991; Novecento
1994; Senza sangue 2002).
La vita ordinata, precostituita di un ragazzo di buona famiglia,
avviato alla carriera militare dal padre, viene inaspettatamente
e radicalmente modificata da un abile uomo d‘affari.
Baldabiou (Alfred Molina), questo il nome dell’imprenditore,
propone al giovane Hervè Joncour (Michael Pitt) di
aiutarlo a far rivivere gli antichi splendori della città
riaprendo le antiche fabbriche di seta chiuse da tempo.
Hervè sceglie dunque di essere padrone della sua vita,
di sposare la donna che ama e di accettare la proposta di
Baldabiou. Sarà un commerciante di seta. Anche con
l’incoraggiamento della sua amata Hèléne
(Keira Knightley) innamorata e devota, decide di partire per
l’Egitto.
Dalla Francia alla Turchia infatti le uova di seta sono malate
di una strana malattia, per cui Hervè andrà
a comprare il prezioso materiale in Egitto. Di ritorno dal
lungo viaggio scopre però che le uova sono malate.
Non resta che una soluzione: partire per un luogo “alla
fine del mondo...” dove si possono trovare le uova da
baco di seta più perfette che esistano: il Giappone.
E’ un viaggio lungo che implica dei rischi, Hervè
dovrà lasciare sola sua moglie per un lungo periodo
di tempo senza poterle garantire la certezza del ritorno.
Nel paese infatti è vietata l’esportazione di
uova di baco da seta ed il ragazzo dovrà perciò
trattare con un misterioso quanto pericoloso contrabbandiere,
Hara Jubei (Koji Yakusho).
Dopo un lunghissimo viaggio in carrozza, in treno, a cavallo,
per mare ed a piedi…passando per la Francia l’Ucraina
la Russia e la Siberia Hervè arriva bendato nel villaggio
di Hara Jubei, con il quale inizia il commercio delle uova.
E’ qui che resta folgorato dalla bellezza di una misteriosa
ragazza (Sei Ashina). Nei successivi viaggi si stabilirà
con lei un muto ma profondo legame erotico che non sfuggirà
all’attento e premuroso amore della bella Hèlén.
A questo punto la trama si fa più coinvolgente e offre
diversi spunti di riflessione. Cosa significa amare ed essere
amati? Hervè sembra perdersi nel vortice di un’ossessione
amorosa che in quanto tale, è vuota, pura e semplice
coazione a ripetere.
Ci si rende conto di ciò che si ha solo quando lo si
perde? L’egoismo è una componente necessaria
alla scoperta dell’amore? Il film sembrerebbe suggerire
questo, in realtà ci mostra fin dall’inizio anche
l’altra faccia dell’amore: lo slancio di chi accetta
l’altro senza riserve.
Chi sembrava avere il potere di scegliere quale fosse il suo
grande amore si ritrova inerme davanti all’amore che
lo ha scelto e scopre l’inevitabile adesione ad un sentimento
che lo guidava anche quando credeva di essere solo. Scoperta
tardiva? Non per chi ha sempre amato… anche senza saperlo.
[sara chiù]