“REC”
sta per record (registrare), la voce della telecamera che
con la spia rossa ti indica che sta registrando. Ed è
infatti la telecamera la vera protagonista di questo horror
diretto da due dei registi più famosi della scena spagnola
Balaguerò (Nameless
e Fragile) e Plaza (Second
Name e I delitti della luna piena).
Angela Vidal è in cerca di scoop per il suo programma
tv. Decide di seguire, con il suo cameraman, l'operato dei
pompieri della città, nella speranza che un incendio
le possa garantire una grande storia da raccontare. Ma quando
alla centrale arriva la chiamata di un'anziana signora intrappolata
nella sua casa, Angela si ritroverà coinvolta in un'avventura
perfino troppo terrificante da essere raccontata.
Solo la telecamera è testimone dei fatti che succedono.
Con tutto quello che comporta. Piani sequenza via via interrotti
per motivi diversi (le batterie si scaricano, la polizia non
vuole che riprendano e la fa spegnere, negli inseguimenti
la telecamera cade), ondeggiamento continuo dell’immagine,
riprese a scatti in perfetto stile dogma.
Balaguerò e Plaza hanno unito le forze per scrivere
una sceneggiatura che in tutto e per tutto potesse risultare
credibile ma sembra anche che si siano divertiti un mondo
a sovvertire il comune senso del raziocinio. Ora è
vero che trattandosi di un horror si può anche chiudere
un occhio sulla verosimiglianza della narrazione ma risulta
davvero poco plausibile che un cameraman nei momenti in cui
rischia la pelle continui imperterrito a registrare invece
di gettare la telecamera e scappare a gambe levate. Tanto
più che non sta girando un reportage di guerra in Iraq.
Se si riesce comunque ad andare oltre questo limite il film
di questa strampalata coppia di giovani registi di genere
si lascia guardare con un certo divertito interesse. Colpi
di scena ce ne sono a bizzeffe trattandosi di una specie di
zombie movie (un virus si diffonde all’interno di un
palazzo e chi ne è contagiato diventa aggressivo e
famelico come un cane rabbioso) e l’atmosfera è
fastidiosamente claustrofobica. In sala la gente sghignazzava
ma le risatine si sa a volte nascondono il disagio di fronte
alla paura e alcune scene fanno davvero sobbalzare sulla poltrona.
[marco catola]