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Regia
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Gabriele Salvatores |
Sceneggiatura |
Fabio
Scamoni,
Gabriele Salvatores |
Fotografia |
Italo
Petriccione |
Montaggio |
Claudio
Di Mauro |
Musica |
Ezio
Bosso |
Interpreti |
Angela
Baraldi, Gigio Alberti, Claudia Zanella, Andrea Renzi,
Elio Germano, Luigi Maria Burruano, Alessandra D'Elia |
Anno |
2005 |
Durata |
102' |
Nazione |
Italia |
Genere |
giallo |
Distribuzione |
Medusa
Film |
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Dove
vai bambina, indagando tra i meandri della memoria alla ricerca
di una verità difficile da scoprire, difficile da accettare,
difficile da giustificare.
Salvatores imbocca nuovamente la strada del cinema di genere
– dopo la commedia con Mediterraneo, la fantascienza con
Nirvana, il romanzo di formazione con Io non ho paura –
con il giallo all’italiana nel nuovo Quo vadis, baby?
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Giorgia
Cantini è una investigatrice privata, prigioniera di una
vita troppo stretta nell’agenzia investigativa paterna (Luigi
Maria Burruano), il conflittuale rapporto con gli uomini (Gigio
Alberti), le notti passate in locali fumosi o davanti al televisore
a guardare in faccia la vita della sorella suicida. Un’indagine
sul proprio io, sulle radici della propria famiglia, sui rapporti
interpersonali che implodono su se stessi lasciando solo una vuoto
disperato ed incolmabile.
Salvatores costruisce una trama da giallo puntando su un accumulo
di dettagli ed indizi che lo spettatore mette insieme come un
puzzle con uno sforzo intellettivo assai poco impegnativo invero,
visto che i risvolti gialli sul perché si è suicidata
la sorella e su chi è il famoso A. di cui questa è
perdutamente infatuata sono troppo facilmente e presto intuibili.
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Caduta
la sovrastruttura da giallo, cosa ci rimane di questo piccolo
film digitale, girato quasi completamente in interni, con forti
tonalità di nero come misura cromatica dominante?
Rimane l’indubbia perizia tecnica del regista, la sua voglia
di sperimentare le nuove tecnologie applicate al cinema –
vedi la scena madre del film ripresa dal punto di vista degli
attori protagonisti attraverso mdp poste sulla testa degli attori,
ove l’attore è insieme operatore/montatore/regista
–, di percorrere un cinema di genere da riscoprire attraverso
inespresse potenzialità, di proporre la pubblico un prodotto
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che
si elevi e distingua dal pattume televisivo oggi imperante non
solo sul piccolo schermo, di stimolare lo spettatore proponendogli
un’opera aperta, lasciando interstizi da riempire con la
propria esperienza ed individualità.
Angela Baraldi nel ruolo della protagonista, dimostra impegno
e buona volontà, ma emerge una capacità interpretativa
ed espressiva limitata che rende poco credibile ed artefatto il
suo personaggio, troppo meccanico e forzato per apparire credibile
sino in fondo. Il resto del cast annovera l’onnipresente
ed un poco manierato Luigi Maria |
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Burruano,
Gigio Alberti che torna dopo Sud a lavorare
con il regista milanese, Claudia Zanella costretta in un ruolo stereotipato
dell’attricetta di provincia corrotta dalla grande città
e l'agarvante di parlare per frasi fatte.
Un accorato lavoro sul suono e musica, una lunga partitura noir con
il sassofono di Ezio Bosso che lavora su toni pianissimi e con un uso
rarefatto e barocco della chitarra elettrica, non salva un lavoro imperfetto,
poco riuscito anche se coraggioso nelle intenzioni. Da ricordare invece
la bellissima 'Impressioni di Settembre' della PFM reinterpretata da
Ezio Bosso con la voce roca di Angela Baraldi che apre e chiude il film.
Tratto dall’omonimo romanzo di Grazia Verasani per la Colorado
Noir. [fabio melandri]
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