Paranormal Activity
id.
Regia
Oren Peli
Sceneggiatura
Oren Peli
Fotografia
Oren Peli
Montaggio
Oren Peli
Effetti Speciali
Crystal Cartwright
Effetti Sonori
David Barbee
Musica
------------------------
Interpreti
Katie Featherson, Micah Sloat, Amber Armstrong, Mark Fredrichs
Produzione
Toni Taylor, Amir Zbeda, Steven Schneider
Anno
2009
Nazione
USA
Genere
horror
Durata
86'
Distribuzione
Filmauro
Uscita
05-02-2010
Giudizio
Media

Non sappiamo se sia vera la notizia che Steven Spielberg, dopo aver visionato il film, si sia rifiutato di lasciare la propria camera da letto, come racconta il neoregista Oren Peli. Di voci e leggende metropolitane se ne sentono molte ed in gran parte sono “lucherinate” opera di creativi ed agguerriti uffici stampa.
Ad ogni modo fa piacere che un piccolo film, costato appena 15000 dollari, girato in una settimana con una troupe di appena tre persone abbai incassato nei soli Stati Uniti d'America 16 milioni di dollari. Ma al di là dei numeri, fa piacere che un horror basato più sulle idee che non su effetti speciali, abbia raggiunto un simile risultato.
“Volevo realizzare un film – racconta il regista– che fosse in grado di fare quello di cui erano stati capaci Psycho o film come Lo Squalo o Open Water: dopo averli visti la gente diceva che non avrebbe più fatto una doccia o nuotato in pieno oceano o fatto una scampagnata in un bosco come nel caso di The Blair Witch Project. Dormire a casa è una cosa che proprio non si può evitare. Se fossi riuscito nell'intento di suscitare nella gente la paura di stare a casa, nella propria camera a letto, allora avrei centrato il bersaglio.”
Colpito... potremmo dire. Se la casa di per se non rappresenta una location originale per il cinema horror, creativa è la scelta del neo-regista non di far vivere allo spettatore il tutto in prima persona con una lunga e continua soggettiva (da The Blair Witch Project al recente Cloverfield), non il tema della casa stregata o di demoni chiamati ad infastidire gli esseri umani (Drag Me to Hell di Sam Raimi), ma in piena e dirompente splattermania di puntare tutto sulla costruzione della tensione, dell'orrore e della paura senza versare, quasi, una sola lacrima di sangue.
La negazione della visione, l'oscuramento della fonte di pericolo è uno dei meccanismi basici per la costruzione della paura. Oli amplifica questo piccolo meccanismo narrativo per tutti gli 86 minuti di durata del film. Non mostra mai, direttamente, la fonte dell'orrore ma ne illustra i segni, le impronte su cose e persone che questa produce. Mostra una parte al posto del tutto, creando una tensione che come un fiume carsico si sviluppa sotto la superficie senza trovare valvole di sfogo con il classico “spavento da salto sulla poltrona”; ma brividi che corrono sulla superficie della pelle, questo si.
Un horror psicologico, raccontato attraverso un linguaggio cinematografico basico, ma capace di coinvolgere anche lo spettatore più avezzo al genere.
Inquietante il finale del film, suggerito da Spielberg e molto più memorabile di quello pensato e girato in un primo momento da Peli. Chapeau.
[fabio melandri]