Era dai
tempi de l’Armata delle Tenebre
(1992), terzo ed ultimo capitolo della trilogia de
La Casa, che Sam Raimi aveva abbandonato il genere
che lo rese filmaker, per dedicarsi “anima e core”
al cinema mainstream, protagonista di opere fiacche ma coraggiose
come The Gift e Pronti
a morire, alternate a film blockbuster dalle alterne
vicende come la saga di Spider-Man,
con l’unica eccezione del piccolo ma misconosciuto gioiello
Soldi sporchi.
Oggi il ritorno al passato, con un’opera che viene da
lontano come ricorda lo stesso Raimi: “Mentre stavamo
scrivendo Darkman nel 1989, io
e mio fratello decidemmo di scrivere anche un breve racconto
horror, che abbiamo poi trasformato, allungandolo, in Drag
Me To Hell a metà degli anni ‘90. All’epoca
eravamo entrambi molto impegnati in altri progetti e non avevamo
la possibilità di continuare a lavorarci su. Poi sono
arrivati i film di Spider-Man,
ed è stato solo quando ho completato la serie che mi
sono reso conto che volevo tornare a girare un thriller”.
Lasciatevi quindi trascinare nell’inferno di Raimi,
dove la bionda, ambiziosa e rampante Christine Brown, pur
di farsi notare e conquistare la sedia di vice-direttore della
piccola filiale bancaria in cui lavora, nega l’ennesima
proroga sulla rata del mutuo ad una povera e sulle prime indifesa
vecchietta, dall’andatura esitante, accento dell’est
europeo ed una dentiera che fatica a stare al suo posto. Niente
di più facile per fare colpo sul proprio capo. Ma dopo
un incontro di wrestling all’ultimo morso nel parcheggio
di un centro commerciale con la vecchietta, per l’incauta
Christine si apriranno le porte di un vero inferno. E stavolta
non è solo un modo di dire.
In Drag Me To Hell ritroviamo
il Sam Raimi dei primi Anni Ottanta, accompagnato da alcuni
sui storici collaboratori, il supervisore agli effetti speciali
per il make up Greg Nicotero e il direttore della fotografia
Peter Deming.
Il Raimi touch che sembrava andato perduto nelle anestetizzanti
frequentazioni con il cinema mainstream, riemerge con rinnovato
vigore miscelando senza soluzione di continuità sacro
e profano, risate e repulsione, horror e slapstick comedy,
in un tono irriverente e surreale capace di creare quello
iato necessario tra realtà filmica e spettatore che
produce divertimento sfrenato senza inibizioni. Assistere
in proiezione stampa, solitamente compassata, a risate, urla
e battiti di mani come fosse una proiezione al Fantafestival
di una volta, è sintomatico.
Buffe case horror, spaventi, sequenze piene di suspense e
qualche risata qua e là è la ricetta di Sam
Raimi per l’horror contemporaneo. Ora che abbiamo ritrovato
il Raimi che più amiamo, speriamo di non doverlo nuovamente
perdere, perché peccare è umano… perseverare
è diabolico! Drag Me to Hell!
[fabio
melandri]