The Orphanage
El Orfanato
Regia
Juan Antonio Bayona
Sceneggiatura
Sergio G. Sanchez
Fotografia
Oscar Faura
Montaggio
Elena Ruiz
Scenografia
Josep Rosell
Costumi
Maria Reyes
Musica
Xavier Mas
Interpreti
Belen Rueda, Fernando Cayo, Roger Princep, Mabel Ribera, Montserrat Carulla, Andres Gertrudix
Produzione
Rodar Y Rodar, Telecinco Cinema
Anno
2008
Nazione
Spagna, Messico
Genere
thriller
Durata
100'
Distribuzione
Key Films
Uscita
14-11-2008
Giudizio
Media

Laura ha trascorso gli anni più felici della sua infanzia in un orfanotrofio vicino al mare, accudita dal personale e dagli altri bambini orfani che lei ha amato come fossero fratelli e sorelle.
Trent’anni dopo, torna in quel luogo con suo marito Carlos e il figlio Simon di sette anni, con il sogno di ristrutturare e riaprire l’orfanotrofio, a lungo chiuso e abbandonato, per farne una dimora per bambini disabili.
La nuova casa e i suoi dintorni misteriosi stimolano l’immaginazione di Simon, e il ragazzo comincia ad intrecciare una tela di storie fantastiche e di giochi con amici immaginari... Una pericolosa tela che comincia a infastidire Laura, trascinata nello strano mondo del bambino che riecheggia di ricordi a lungo dimenticati e profondamente inquietanti della sua stessa infanzia. Mano a mano che il giorno dell’apertura si avvicina, la tensione cresce all’interno della famiglia. Carlos resta scettico, convinto che Simon stia inventando tutto nel disperato tentativo di attirare l’attenzione. Ma Laura lentamente si convince che qualcosa di terribile, rimasto a lungo nascosto, si aggiri nella vecchia casa, qualcosa che aspetta di venir fuori per fare del male alla sua famiglia.
Per chi ha apprezzato The Others di Amenabar, avrà il piacere di ritrovare le medesime atmosfere, la stessa eleganza formale, brividi in egual misura che avevano caratterizzato quell’apprezzabile precedente.
The Orphanage parla del terrore che si nasconde nelle cose di tutti i giorni, cose che mostrano gradualmente qualcosa di anomalo fino a spalancare le porte alla pazzia. L’orrore descritto non proviene dall’esterno, o dalla mente di uno psicopatico, né scaturisce dal fatto che i personaggi si aggirino in qualche luogo proibito. E’ un orrore che nasce in un ambiente idilliaco, nel cuore della famiglia perfetta, costruito attraverso una messa in scena che sfrutta tutte le potenzialità del linguaggio cinematografico dal suono, alla fotografia, dai movimenti di macchina al montaggio, dalla recitazione – la protagonista, la Belen Rueda di Mare Dentro, è una personaggio fortemente hitchcockiano, donna, bionda e problematica – alla scenografia. Fondamentale a tal proposito Partarríu Mansion, la casa utilizzata per il vecchio orfanotrofio.“Non cercavo un edificio enorme, pieno di corridoi interminabili, come in Shining – racconta il regista Bayona - Volevo qualcosa di più piccolo e più semplice, ma allo stesso tempo abbastanza grande da rendere la storia credibile. Partarríu Mansion ha tutte queste caratteristiche. E’ una grande casa coloniale che risale alla fine del XIX secolo, con un’atmosfera davvero misteriosa. Le sue dimensioni sono ingannevoli a prima vista: il fatto che ciascuna delle sue facciate sia diversa, dà l’impressione che la casa cambi continuamente.”
The Orphanage segna l’ottimo debutto dietro la macchina da presa di Juan Antonio Bayona sotto le ali protettrici del regista e produttore Guillermo del Toro: “Quando ho letto The Orphanage, mi sono reso immediatamente conto di avere a che fare con un’eccezione. La sceneggiatura di Sergio G. Sánchez era la migliore che mi capitasse di leggere da anni. Dopo appena poche pagine, mi sono accorto che non si trattava dell’ennesimo sofisticato rimaneggiamento degli elementi classici del genere: case stregate, fantasmi, universi paralleli... Questa sceneggiatura aveva una profondità davvero rara. The Orphanage è più di un film horror: il suo ritmo è impeccabile, la sua composizione visiva straordinaria, non fa affidamento sugli effetti speciali per far paura allo spettatore, e offre un’interpretazione molto personale dei luoghi e delle convenzioni del cinema di genere…” UNa declinazione dark della favola di Peter Pan, per un film di grande successo in patria e vincitore di sette Premi Goya tra cui quello per Miglior Regista Esordiente e Miglior Sceneggiatura. Segnatevi questo nome, Bayona, perché ne sentiremo presto parlare, sempre che Hollywood non lo chiami…
[fabio melandri]