Ricordate
Vacanze in America? La gita di
una scolaresca romana negli Stati Uniti d’America, guidata
da Don Buro, il prete ciociaro rozzo ed ingenuo?
Bene a distanza di 22 anni, i frateli Carlo ed Enrico Vanzina,
girano una sorta di remake, cambiando location – la
Spagna – riducendo il personaggio del fu Christian De
Sica a ruolo di comprimario nella macchietta sempre uguale
a se stessa di Enzo Salvi, a favore della coppia di professori
in continua lite tra di loro per ruggini amorose di dieci
anni prima, interpretati da Vincenzo Salemme e Massimo Boldi.
Primo capitolo della nuova vita, personale ed artistica, di
Massimo Boldi dopo 22 anni di carriera alle dipendenze di
Aurelio De Laurentiis e la sua Filmauro, Olè segna
il ritorno dei fratelli Vanzina la film natalizio, genere
da loro fondato nel lontano 1983 con il primo Vacanze
di Natale e non più ripreso da sei anni a questa
parte.
Nonostante presenti elementi classici del cine-panettone di
italica fattura, location esterofile e modaiole (Spagna, Formentera,
San Francisco), belle ragazze con “un paio” di
buoni argomenti (Francesca Lodo, Natalia Estrada) e la grande
(?) “star internazionale”, nell’occasione
una stralunata Daryl Hannah, che, sintomatico del tempo che
passa, da ex fidanzata di John Kennedy Jr. nella vita si ritrova
moglie di Massimo Boldi nella finzione, Carlo ed Enrico procedono
nella loro personale rivisitazione dei canoni della commedia
italiana in cui sono nati e cresciuti artisticamente e geneticamente,
ammodernando temi e dialoghi. Il risultato è una prova
abbastanza opaca ed incolore, causa una sceneggiatura debole
e con poco mordente in cui da una parte si ride assai poco,
dall’altra manca il Vanzina touch di una rappresentazione,
seppur di grana grossa, dei molti vizi privati e poche pubbliche
virtù del nostro Belpaese.
La nuova coppia funziona poco e male. Boldi è alla
ricerca di una comicità che punti più alle situazioni
che non alle gag, più o meno scurrili più o
meno fini a se stesse, a cui ci aveva abituato, ma gli occorrerebbe
uno sceneggiatore ed un regista di altro spessore (il Pupi
Avanti di Festival, per intendersi).
Salemme continua nel riproporre in maniera debordante ed irritante
la sua maschera di guitto napoletano, incapace di morigerarsi,
finendo per cannibalizzare sceneggiatura, film e comprimari.
[fabio melandri]
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