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Regia |
Lars
Von Trier |
Sceneggiatura |
Lars
Von Trier |
Fotografia |
Manuel
Alberto Claro |
Montaggio |
Morten
Højbjerg,
Molly Malene Stensgaard |
Scenografia |
Simone
Grau |
Costumi |
Manon
Rasmussen |
Musica |
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Seconda
parte del film di Lars von Trier. Nympohomaniac
- Volume 2 è la storia poetica e folle
di Joe (Charlotte Gainsbourg), una ninfomane, come lei stessa
si autoproclama, raccontata attraverso la sua voce, dalla
nascita fino all’età di 50 anni. Una fredda sera
d’inverno il vecchio e affascinante scapolo, Seligman
(Stellan Skarsgård), trova Joe in un vicolo dopo che
è stata picchiata. La porta a casa dove cura le sue
ferite e le chiede di raccontargli di sé. L’ascolta
assorto mentre lei narra, nel corso dei successivi 8 capitoli,
la storia della sua vita, piena di incontri e di avvenimenti.
Una seconda parte di una nerezza profonda che non viene mai
compromessa e che fa vacillare ancora un po' più la
fiducia nell'umanità. Lars Von Trier è qui al
suo meglio.
Per il seguito delle tragiche avventure della sua musa ninfomane,
Von Trier riprende la storia dove l'aveva lasciata, nel momento
cardinale in cui il piacere svanisce lasciando la giovane
Joe appena sposata in una disperazione abissale. Pertanto,
ciò che viene delineato al termine di una prima parte
inteso come inno all'amore, sembianza di felicità,
è evidente un falso: la perdita di tale sensazione
è dovuta alla presa di coscienza di slanci malati o
malsani di un ingranaggio che inevitabilmente finisce nel
degrado fisico del dolore e del corpo.
Più
scura, più violenta, più viscerale, questa seconda
parte, nonostante alcune incursioni umoristiche, mostra il
vero volto di un regista dal nichilismo assoluto che si dedica
per anni a farci sentire nel profondo dei nostri cuori limiti
ed esperienze patetiche dei suoi personaggi. Dopo una prima
parte che contrastava nettamente con una disperazione radiante,
la speranza per un futuro migliore ed il restauro di una stima
di sé si allontanano man mano che la storia si sviluppa.
Machiavellico genio burattinaio, il regista conduce la sua
eroina in una spirale verso il basso con la precisione di
un orafo ad un finale piuttosto inaspettato che va ad apporre
un punto al suo minuzioso lavoro.
Ma mentre il film avrebbe potuto virare nello scabroso e miserabile
cronico, Von Trier ha l'intelligenza di mantenere la forma
del racconto per presentare il suo punto, rendendo in tal
modo un divario tra la realtà innegabile - una donna
che confessa i propri peccati ad un uomo in una realtà
innegabile - e la realtà trascritta e forse in parte
fantasticata. Inoltre apprendiamo che Joe sceglie il titolo
dei capitoli sulla base di elementi reali presenti nella stanza,
evidente contaminazione del campo narrativo con elementi esterni.
Colpevole agli occhi di una Chiesa vista come garante dell'ordine
morale, sin dalla comparsa dei suoi desideri carnali, la donna
incriminata fa un vero e proprio percorso da vittima, inizialmente
identificata con la meretrice di Babilonia fino a Cristo stesso.
Il regista fila la metafora per portare il suo personaggio
nella sala d'attesa di un "ospedale" molto particolare,
dove un torturatore adepto di nodi di sangue e colpi di frusta
- un sorprendente Jamie Bell- offre una farsa di piacere a
donne apatiche e rotte dalla vita, nell'attesa di una deliziosa
punizione da questo Arcangelo del Male. E' in queste esperienze
di decadenza e di assoggettamento, di riduzione in schiavitù
del corpo, negli stessi lividi della carne, che Lars Von Trier
sembra più a suo agio, come se le parole utilizzate
servissero solo ad illustrare la sensazione ma non permettessero
in nessun caso la comprensione; come un Seligman le cui continue
digressioni dimostrano una necessaria teorizzazione delle
confessioni che sono totalmente estranee ed impediscono qualsiasi
forma di empatia e di godimento naturale. Così, l'incontro
del professore ascetico e ateo nella sua cella monastica potrebbe
potenzialmente consentire un rimborso o piuttosto una pace
all'anima del peccatore, ma il divario tra i due sconosciuti
è troppo ampio per essere colmato, nonostante il loro
comune denominatore: la solitudine.
Dopo la fase della vergogna dove la ricerca di una punizione
è la sola maniera di accettare un'esistenza giudicata
contro natura, Joe si ribella contro un ordine prestabilito
e si afferma come donna facendo della sua dipendenza un'arma
contro l'autorità maschile. Amazzone vendicativa che
rende colpo su colpo, sebbene abbia cercato di sopprimere
la sua natura, pare essere la sua unica possibilità
di sopravvivenza in un mondo dove la perversione, qualunque
essa sia, è prerogativa di tutti. L'uomo è un
lupo per l'uomo stesso, schiavo dei suoi desideri ed impulsi
che, anche se sepolti, possono riemergere in qualsiasi momento.
Dopo la palla di fuoco che ha distrutto la terra in Melancholia,
facendo del microcosmo depressivo di Kirsten Dunst un macrocosmo
universale, Lars Von Trier non ha finito di sezionare l'animo
umano, per sua natura malata, resuscitando un'ultima volta
questa umanità condannata a vivere con se stessa in
una dannazione perpetua. In Nympohomaniac
Volume - 2 è la lenta agonia di una
donna che condanna ad una tristezza infinita.
[daniela ciambelli]
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Interpreti |
Charlotte
Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Shia LaBeouf, Christian
Slater, Willem Dafoe, Udo Kier,
Jamie Bell, Stacy Martin, Uma Thurman, Connie Nielsen,
Jesper Christensen, Jean-Marc Barr,
Caroline Goodall, Kate Ashfield, Saskia Reeves, Nicolas
Bro, Mia Goth |
Produzione |
Zentropa
Entertainments |
Distribuzione |
Good
Films |
Uscita |
24/04/2014 |
Nazione
| Anno |
Danimarca |2013 |
Genere
| Durata |
drammatico | 122' |
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