Leila
(Giovanna Mezzogiorno) è una giovane ed avvenente ladruncola.
Ruba passaporti e carte di identità per rivenderle
a peso d’oro. Una notte però ruba il documento
alla persona sbagliata nel posto sbagliato, finendo all’interno
di un gioco più grande di lei fatto di spioni, contro-spioni,
e derelitti di varia umanità. La inseguono una coppia
di sbirri dai modi bruschi e sbrigativi (Francesco Pannofino
e Roberto Citran) ed un agente dei servizi segreti disilluso
in cerca di una via di fuga (Ennio Fantastichini). Unico alleato,
un timido ed introverso autista di autobus con il vizio del
gioco (Valerio Mastandrea).
Notturno Bus, tratto dall’omonimo
romanzo di Giampiero Rigosi (Einaudi, Stile Libero) è
il coraggioso tentativo di riaprire la via italiana al thriller/noir
abbandonato da tempo che saltuariamente da alla luce alcuni
coraggiosi esempi (Piano 17). Un
film fatto di personaggi, ben delineati ed interpretati, venati
da un senso di ineluttabilità tragica dei loro destini
che ricordano, fatte le debite distinzioni, alcuni personaggi
del cinema di Michael Mann, in particolare il personaggio
interpretato da Fantastichini che ricorda il Robert De Niro
di Heat o il James Caan di Strade
Violente.
Film di personaggi come la coppia di sbirri, il buono ed il
cattivo resi con divertita verve comica da Francesco Pannofino
(voce di attori come Kevin Spacey, Denzel Washington e George
Clooney) e Roberto Citran che sembrano usciti da un romanzo
di Ellroy. Un cinema di personaggi che interagiscono tra di
loro creando situazioni ed accadimenti intorno ad una trama
che è il primo punto debole dell’operazione che
gira intorno ad un misterioso microchip – vero McGuffin
della situazione – che passa di mano in mano lasciando
dietro di se una lunga scia di sangue versato. Il secondo
anello debole è da riscontrare nella regia del debuttante
Davide Marengo (backstage e videoclip per Carmen Consoli e
Daniele Silvestri nel suo curriculum) che nonostante la buona
volontà sembra voler strafare per imporre un tocco
autoriale all’operazione. Movimenti di camera superflui,
un montaggio veloce ed esagerato in determinati frangenti
che rendono difficile seguire lo svolgimento dei fatti. Basti
per tutti la sequenza dell’inseguimento tra due autobus
sul lungotevere.
Bravi e credibili a calarsi nei panni di personaggi in bilico
sul filo del fumetto gli interpreti, nessuno escluso, anche
se una maggiore asciuttezza in alcuni passaggi - la storia
d’amore tra l’agente Fantastichini e la sua antica
amante Anna Romantowska poteva essere meglio spesa - avrebbe
giovato al complesso della rappresentazione. Da seguire comunque
con simpatia.
[fabio melandri]
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