Noi due sconosciuti
Things We Lost in the Fire
Regia
Susanne Bier
Sceneggiatura
Allan Loeb
Fotografia
Tom Stern
Montaggio
Pernille Bech Christensen,
Bruce Cannon
Scenografia
Richard Sherman
Costumi
Karen L. Matthews
Musica
Johan Söderqvist,
Gustavo Santaolalla
Interpreti

Halle Berry, Benicio Del Toro, David Duchovny, Alexis Llewellyn, Micah Berry, John Carroll Lynch,
Alison Lohman, Robin Weigert, Omar Benson Miller, Paula Newsome

Produzione
Dreamworks Pictures, Paramount Pictures
Anno
2007
Nazione
USA
Genere
drammatico
Durata
118'
Distribuzione
Teodora Film
Uscita
12-06-2008
Giudizio
Media

Con Noi due sconosciuti la regista danese Susanne Bier realizza la sua prima pellicola per il mercato americano dopo il successo mondiale di film come Dopo il matrimonio ( candidato all’Oscar® 2006), Open Hearts (2002) e Non desiderare la donna d’altri, distribuito dalla Teodora Film, candidato a 11 premi per l’European Film Academy.
Le storie della Bier, molto dirette ed emotivamente molto dense, hanno conquistato un pubblico sempre più vasto grazie anche alla capacità di sorprendere lo spettatore con elementi narrativi inaspettati. Tra gli estimatori della Bier si colloca il regista premio Oscar® Sam Mendes. Dopo il successo di American Beauty e Era mio padre, la società di produzione di Mendes ha ricevuto numerosissimi copioni, tra cui quello di Noi due sconosciuti, scritto da Allan Loeb. “Ma quella di Loeb è il racconto che più di tutti mi ha emozionato” spiega Mendes. “E’ sempre più difficile trovare copioni per il grande schermo che parlano di persone le cui vite si intrecciano in modo così coinvolgente”.
Mendes decide immediatamente di produrre il film: “Percepivo la necessità di chiamare un regista con un timbro stilistico molto particolare”, spiega Mendes. “Volevo che la realizzazione del progetto fosse il più possibile fedele alla sceneggiatura. Così ho pensato alla Bier, per certi versi paragonabile ad altri registi come Fernando Mereilles o Alejandro González Iñárritu”. “I film di Susanne Bier – continua Mendes - posseggono una bellezza molto terrestre, a tratti più dura, più aspra rispetto ad altre pellicole realizzate da registi inglesi o americani”.
La Bier, che stava cercando una storia per il suo debutto in America, confessa di aver avuto qualche dubbio sulla scelta del materiale. Dopo aver ricevuto molte sceneggiature, Susanne Bier si è sentita subito attratta dal racconto di Allan Loeb, nel quale due anime combattono per superare un terribile lutto. “Sono sempre stata interessata a capire come ci si comporta in situazioni estreme, perché – dopo tutto – è qualcosa che potrebbe accadere a chiunque”, sottolinea la regista. “Inoltre mi piaceva molto l’idea di lavorare con Sam Mendes, una persona che trovo stimolante e anche molto divertente”.
“In realtà – continua la Bier – temevo che qui negli USA non avrei ritrovato le emozioni che invece provo in Danimarca. Pensavo che in America ci sarebbero stati più divieti, più difficoltà. Invece è stato tutto il contrario. Spesso mi sono sentita dire: Spingi di più, mostra più coraggio, più forza!”
Per Loeb, autore della sceneggiatura, la trama di Noi due sconosciuti è la storia di una catarsi, di una guarigione, ma è anche la fotografia di una grande amicizia. Quando è venuto a sapere che la Bier era stata scelta per tradurre in immagini il suo racconto, Loeb
ha voluto vedere i suoi film. “Sono rimasto colpito da “Non desiderare la donna d’altri” e “Open Hearts”: là ho capito che lei sarebbe stata perfetta per quel film”.
Ambientato in una città del nord negli Stati Uniti, il film racconta di Audrey (Halle Berry) e Brian (David Duchovny), che conducono una normale vita di coppia con i loro due bambini. Il matrimonio procede senza grandi scossoni: l’unico problema è rappresentato da Jerry (Benicio Del Toro), grande amico di Brian, un avvocato la cui vita è distrutta a causa della sua dipendenza dalle droghe. Audrey non capisce per quale motivo suo marito sia così attaccato a Jerry, mentre tutti lo hanno abbandonato già da tempo per il suo comportamento autodistruttivo.
All’improvviso Brian muore, e Audrey decide di invitare comunque Jerry al funerale, in riconoscenza della grande amicizia che lo legava a lui. Solo allora capisce come Jerry sia l’unica persona che conosceva realmente Brian oltre a lei.
Per Mendes è stata proprio la semplicità di cui è pervaso il racconto ad attirarlo: marito e moglie, la loro felicità, due bambini. “Una vita molto tranquilla ma comunque speciale per loro. E poi all’improvviso: la morte”. “Audrey cerca di mantenere vivo il ricordo del marito attraverso Jerry. E’ una persona difficile – spiega Mendes – ma in qualche modo sono attratti l’uno all’altra non solo dal punto di vista affettivo, ma soprattutto psicologico. E tutti e due devono vedersela con le rispettive tragedie che stanno vivendo”.
“Non intendevo fare un film con un messaggio – dichiara la Bier – non è il mio genere. Ma amo le storie con un contenuto, e che – nella loro semplicità – ti restano addosso e ti danno l’occasione di riflettere”.