“Un
film non facile da fare e non semplice da ricevere”.
Così il regista francese Pascal Laugier introduce la
proiezione stampa del suo ultimo lavoro Martyrs.
Ed in effetti è proprio così tanto che la distribuzione
a causa della scene violenti ed impressionanti contenute nella
pellicola ha fato stampare sulla locandina un avvertimento
premonitore: Questo film mostra immagini estremamente violente
e difficili da sopportare. La visione e la comprensione richiedono
spettatori preparati e distanti.”
Presentato in anteprima all’ultimo Festival del Cinema
di Roma, esce oggi nelle sale italiane in 60 copie circa.
Francia, inizio degli anni 70. Lucie, una ragazzina di dieci
anni, scomparsa alcuni mesi prima, viene ritrovata mentre
vaga per strada. Il suo corpo, porta i segni evidenti di una
terribile aggressione, ma non c’è alcuna traccia
di violenza sessuale. Le ragioni del suo rapimento restano
misteriose. Traumatizzata, ammutolita, viene portata in ospedale
dove stringe amicizia con Anna, una ragazza della sua stessa
età.
15 anni più tardi. Qualcuno suona alla porta di una
famiglia apparentemente normale. Il padre apre e si trova
di fronte Lucie, con un fucile da caccia tra le mani. Convinta
di aver ritrovato i suoi boia...spara, a sangue freddo.
Un film costruito come una tragedia antica, in tre atti ben
distinti ma sequenziali. “All’inizio volevo girare
un film di vendetta – racconta il regista -. Poi con
l’andare del tempo il film è diventato sempre
più amaro, nero, violento e la violenza è diventata
il punto centrale del film.”
Martyrs è un horror violentissimo,
che presenta diverse sequenze impressionanti sia dal punto
di vista visivo che emotivo, incentrato su un tema quale il
martirio. Le motivazioni che si nascondono dietro la sequenza
di eventi, si basano interamente sul concetto di sofferenza,
visto come elemento di trascendenza, strumento per varcare
la soglia della morte e scoprire cosa si cela dopo. “Tutte
le culture – prosegue il regista che per scrivere e
girare il film si è ampiamente documentato in materia
– a carattere religioso o meno, presentano sempre una
figura con il compito di assumere in se tutte le sofferenze
degli altri per giungere ad uno stato superiore, attraverso
un passaggio definito come martirio.” E qui è
il punto nodale di una pellicola che segna l’ennesimo
curioso ed interessante capitolo del nuovo cinema horror francese,
che sembra aver ormai definitivamente raccolto il testimone
della grande tradizione dell’horror all’italiana
dei vari Bava, Argento, Fulci. [fabio
melandri]