Geremia
de’ Geremei, è un anziano settantenne, brutto
ma ricco, che vive in condizioni deprecabili insieme all’anziana
madre costretta a vegetare su un letto che sembra più
un altare e la donna una matrona regina di quel piccolo regno.
Geremia tratta tutti con estrema cortesia “gentile fratello,
gentile sorella” rivolgendosi a povera gente che chiede
a lui piccoli favori, come fosse un amico di famiglia. Di
professione fa il sarto, ma è un usuraio. Cresciuto
senza la presenza di una figura paterna ma in competizione
con questa, alimentata dalla madre che se da una parte professa
prudenza e piccoli passi dall’altra coltiva l’inadeguatezza
del figlio per i grandi affari a cui è avezzo il padre,
Geremia ha un solo amico, Gino, un uomo tutto di un pezzo,
un cowboy della bassa padana, che vive con un grave lutto
alle spalle rifugiandosi nella mitologia di una vita all’aria
aperta, tra ritrovi country ed il sogno di una vita nel Tennesse.
Intorno ai due si muove un mondo popolato da gente perbene
ma capace di indebitarsi chi per salvare la faccia davanti
all’opinione pubblica, è il caso di Saverio che
deve sposare la figlia Rosalba, chi per godersi finalmente
la vita come la nonna che scommette il suo prestito al Bingo.
Poveri diavoli con cui Geremia gioca e comanda come il gatto
con il topo, imponendo la sua volontà e la sua fisicità
con estrema astuzia e circospezione. Ma quando la sua prudenza
viene meno perchè conquistato da quei piaceri che il
suo aspetto gli ha sempre negato in gioventù, il ribaltamento
dei ruoli e delle posizioni si manifesta.
Un film, il terzo di Paolo Sorrentino dopo L’uomo
in più e Le conseguenze
dell’amore, che conferma il talento registico
del giovane autore napoletano, oltre che una scrittura ed
una caratterizzazione dei personaggi che pescano sapientemente
e con veridicità nella realtà quotidiana.
Un film imperniato sull’interpretazione di un immenso
Giacomo Rizzo, capace di donare al personaggio di Geremia
quel lordume ed umanità che lo rendono un personaggio
inquietante e nello stesso tempo affascinante, quindi credibile.
Accompagnato dalle musiche elettroniche di Teho Teardo (un
vero talento), Sorrentino grazie ad un uso della macchina
da presa mobile, suadente ma mai fine a se stessa, costruisce
un’amara commedia – così la definisce il
suo autore – sull’uomo e sulla sua degenerazione,
costellata di chiaroscuri, di torti e vendette consumate con
dolente rassegnazione. Non ci sono ne vincitori ne vinti,
ma una serie di combattenti che si arrabattono per sopravvivere
e per conquistare quel pizzico di calore umano a cui tutti
siamo destinati o parimenti condannati. [fabio
melandri]
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