Kill Me Please
id.
Regia
Olias Barco
Sceneggiatura
Olias Barco, Stéphane Malandrin, Virgile Bramly
Fotografia
Olivier Donnet
Montaggio
Ewin Ryckaert
Scenografia
Vincent Tavier
Costumi
Elise Ancion
Musica
Benoît Poelvoorde
Interpreti

Aurelien Recoing, Benoît Poelvoorde, Ingrid Heiderscheidt, Jérôme Colin,
Muriel Bersy, Nicolas Buysse, Stéphane Malandrin, Virgile Bramly

Produzione
La parti, OXB, Les Aemateurs, RTFB
Anno
2010
Nazione
Belgio
Genere
commedia
Durata

96'

Distribuzione
Archibald Enterprise Film
Uscita
14-01-2011
Giudizio
Media

Vincitore a sorpresa - non perché non meritasse ma perché film talmente scorretto che solo una Giuria coraggiosa lo avrebbe premiato – dell'ultimo festival del Cinema di Roma, Kill Me Please è una commedia grottesca, a tratti surreale, tanto scorretta quanto divertente, girato in bianco e nero con uno stile quasi documentaristico per annullare la normale separazione tra schermo e pubblico.
La storia: Medico all'avanguardia, il Dr. Kruger (Aurelien Recoing) vuole dare un senso al suicidio. Il suo sogno è creare una struttura terapeutica dove darsi la morte non sia più considerata una disgrazia, ma un atto consapevole svolto con assistenza medica.
La sua clinica esclusiva richiama l'attenzione di un gruppo di strani personaggi, accomunati dal desiderio di morire: un famoso comico con un cancro incurabile, un commesso viaggiatore che cela sordidi segreti, un ricco erede lussemburghese, una bella ragazza con manie autolesioniste, un vecchio cabarettista berlinese dalla voce rovinata e un uomo che ha perso tutto nel gioco d'azzardo, moglie compresa.
Dopo essersi consultati con Kruger sulle motivazioni che li spingono a farla finita, ciascuno di loro ha diritto a esprimere un'ultima richiesta: un pranzo speciale con cibi e vini raffinati; una squillo; o qualche altra fantasia. Ma nelle isolate montagne dove il dottore ha inteso realizzare il suo sogno del suicidio perfetto, è ancora la Morte a decidere quando colpire.
Racconta il regista Olias Barco: “Rendendo la morte una procedura sanitaria, nel desiderio che svanisca nei confini degli ospizi, la società è quasi riuscita a farci credere che il passaggio nel nulla sia una formalità medica, e che potremmo, un giorno, andare a suicidarci in una “clinica specializzata” nello stesso modo in cui andiamo in vacanza.
Attraverso un feroce umorismo dark, questo film ci spinge a mettere a confronto il nostro sogno di una sparizione piacevole con la banale realtà della nostra mortalità.
È per questo motivo che il film è stato girato in uno stile simile al documentario – utilizzando una telecamera leggera, avvicinandosi molto agli attori – ma senza voyeurismo, affinché la verità di una morte senza dolore appaia ciò che è realmente: una farsa macabra.” Una commedia costruita sul modus operandi di un thriller: “In questo film – continua Barco - la tensione drammatica è concepita come una scala a chiocciola. Gira in tondo e in tondo, eppure sale sempre, finché non ti fa girare la testa quando arriva al suo apice. Poi, quando cadere nello straordinario diventa inevitabile, il film continua per la sua strada verso l’assurdo e a volte, divertendoci.”
Un film difficilmente classificabile, una commistione di generi e stili che fanno di Kill Me Please, un film di una potenza espressiva ed emotiva fuori dal comune.
[maria mineo]