In memoria di me
id.
Regia
Saverio Costanzo
Sceneggiatura
Saverio Costanzo
Fotografia
Mario Amura
Montaggio
Francesca Calvelli
Scenografia
Maurizio Leonardi
Costumi
Antonella Cannarozzi
Musica
Alter Ego
Produzione
OffSide, Les Films des Tournelles
Interpreti

Christo Jivkov, Marco Baliani, André Hennicke, Filippo Timi, Fausto Russo Alesi, Stefano Antonucci, Ben Pace, Milutin Dapceviv, Matteo D'Arienzo

Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
Italia, Francia
Durata
113'
Distribuzione
Medusa Film
Uscita
09-03-07

La crisi dell’individuo, della coscienza, della persona come espressione di una totalità. La difficoltà che prova il singolo nel tentativo di capire chi è e cosa vuole. Ecco il tema portante della seconda pellicola di Saverio Costanzo, anche sceneggiatore.
Il giovane Andrea (Christo Jivkov, protagonista del film in costume di Ermanno Olmi Il mestiere delle armi) ha tutto dalla vita, eppure sente il bisogno di un “ideale”. È alla ricerca della sua identità, vuole diventare una “persona”. È in uno stato di totale smarrimento. Per poter capire chi è si sottopone al noviziato, attraverso un periodo di esercizi spirituali. La pellicola di Costanzo, già autore di Private si fonda su questo: il silenzio, la preghiera, l’umiliazione che può portare alla redenzione e alla scoperta del mistero divino. Andrea nel monastero inizia ad esplorare un mondo nuovo, che alla fine, come affermerà con dolore e consapevolezza il dubbioso Zanna (interpretato dall’intenso Timi), compagno di introspezione che deciderà di tornare nella realtà umana, “noi replichiamo il mondo”. Ma per Andrea non sarà così. La cinepresa parla attraverso gli occhi di Christo Jivkov, occhi inquieti e indagatori. È il suo sguardo che scruta e critica gli avvenimenti monotoni, ripetitivi, prestabiliti “eccetto imprevisti” del monastero. Il percorso religioso, fatto di preghiera, lettura e interpretazione delle scritture porterà alcuni ad abbandonare il monastero, altri a rimanervi, perché “poco importa che sia ricco, povero o poco stimato dagli uomini. Dio mi ha affidato una missione, non mi ha creato inutilmente”.
Lo spunto iniziale da cui è partito Costanzo è il libro Lacrime impure di Furio Monicelli, anche se ben presto la sceneggiatura ha preso un'altra strada. “Cominciai a scrivere la prima sceneggiatura sulla traccia del libro: una, due, tre, non so quante stesure. Ma non funzionava. Alla fine ho capito che quello che volevo raccontare era altro. Era il mistero che stava dietro alla decisione di entrare in un posto simile, la fede o la superbia…”. La versione definitiva è avvenuta durante le riprese, dialogando con gli attori che in precedenza, per entrare nella vicenda, hanno anch’essi partecipato a degli esercizi spirituali. Dopo un iniziale coinvolgimento, lo spettatore rischia di rimanere invischiato in dubbi interpretativi e monotone inquadrature. C’è come la sensazione latente che la descrizione dei fatti non abbia senso. Il mistero non viene svelato o tanto meno introdotto. [valentina venturi]