Il grande capo
Direktøren for det hele
Regia
Lars von Trier
Sceneggiatura
Lars von Trier
Fotografia
AUTOMAVISION
Montaggio
Molly M. Stensgaard
Suono
Kristian Eidnes Andersen
Effetti visivi
Peter Hjorth
Scenografia
Simone Grau
Produzione
Zentropa
Interpreti
Jens Albinus, Peter Gantzler, Fridrik Thor Fridriksson, Benedikt Erlingsson, Iben Hjejle, Henrik Prip, Mia Lyhne, Casper Chrsitensen
Anno
2006
Genere
commedia
Nazione
Danimarca, Svezia
Durata
99'
Distribuzione
Lucky Red
Uscita
05-01-07

“L’inganno più grande per il Diavolo è quello di fare credere di non esistere.” Con questa affermazione si chiudeva I soliti sospetti dove la figura di Kaiser Sose era stata costruita per celare la vera identità di colui che commissionava delitti, furti utilizzando piccoli delinquenti sacrificabili.
Dunque se il proprietario di un’azienda informatica decide di venderla ad insaputa dei suoi soci e dipendenti e non volendo perdere il loro affetto, perché non inventarsi una figura su cui riversare tutte le decisioni più impopolari e dolorose? Il grande capo appunto, impersonato all’occasione da un attore fallito pronto ad essere sacrificato e dileggiato al pubblico ludibrio.
Questo l’assunto sul quale il regista Lars von Trier torna al cinema e per la prima volta ad cinema leggero, trattansi di una commedia, dopo il secondo capitolo della trilogia americana Manderlay.
Un ritorno alle origini, con un cast di misconosciuti ma convincenti interpreti ed un budget ridottissimo per un film piccolo incapace però di contenere l’ego spropositato del suo autore. Dopo infatti aver inventato il Dogma 95 per rinnegarlo poco dopo, Lars von Trier non contento di mettere in scena una commedia semplice semplice ed a tratti ripetitiva in particolar modo nel lungo finale che fatica a trovare conclusione, pretende di confermare la sua “aurea” di autore con l’utilizzo di un macchinario computerizzato a cui delega il compito di scegliere le inquadrature del film. L’Automavision è infatti una regola per girare film (e registrare suoni) sviluppata con l’intento di limitare l’influenza umana. Una volta che il direttore della fotografia ha deciso la migliore posizione e apertura della cinepresa fissa dal punto di vista artistico, viene chiesto ad un computer programmato con una formula a gamma limitata di fornire una lista di possibilità da applicare: panoramiche, obiettivo, apertura, posizionamento verticale e orizzontale, per il suono viene redatta una lista corrispondente di possibilità: filtraggio, livello, ecc. da utilizzarsi una volta che il direttore del suono ha operato le sue scelte. Il risultato è un montaggio dominato dall’elemento della casualità in cui gli attori sono spesso relegati ai margini dell’inquadratura, tagliati dalla cornice della stessa in un inutile esercizio di stile. L’avesse fatto un pincopallino qualunque sarebbe stato lapidato, avendolo girato il “maestro” von Trier si griderà al genio, come accadde per l’assenza di scenografie nel dittico americano. Continuiamo così, facciamoci del male…


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