Grandi
poteri comportano grandi responsabilità ed una grande
immensa solitudine.
Entrambe pesano sulle spalle di Hellboy,
nato tra le fiamme dell’inferno salvato dalle oscure
forze Naziste dal benevolo Dr. Trevor Broom che lo ha cresciuto
per farlo diventare il più inverosimile degli eroi.
Rosso, dalle corna spuntate, amante dei gattini, dotato di
un braccio speciale - una mazza virtuale sotto forma di un’invulnerabile
pietra rossa attaccata al suo avambraccio – e di un’arma
letale, la “Big Baby”, un ibrido di fucile/revolver
con pallottole grandi quanto barattoli di pappa per neonati.
Due i punti deboli del nostro: il carattere irascibile e l’ottusa
inclinazione a farsi amare dal mondo degli uomini, mondo in
cui è costretto, per la sua natura speciale, a nascondersi
in quanto componente del supersegreto Istituto per la Ricerca
e Difesa del Paranormale, creato da Roosevelt nel 1947. Solo,
sebbene circondato da essere “speciali” tanto
e quanto lui come la pirocinetica Liz Sherman, amore della
sua vita e Abe, l’uomo-pesce dal potere psicogeno di
leggere gli oggetti e di conoscere il loro passato e futuro,
e la sua compagna.
Solitudine e senso di appartenenza che il Principe Nuada,
figlio reietto di re Balor, reggente di Bethmoora con cui
in passato aveva stretto un patto di non belligeranza con
gli umani, cerca di utilizzare per portare dalla sua parte
Hellboy per infrangere la pax paterna, contro il parere della
sorella Nuala. Campo di battaglia: New York. Asso nella manica:
il risveglio dalle tenebre della sanguinaria ed invincibile
Armata d’Oro.
Guillermo del Toro, regista messicano e fautore del new fantasy-horror
in salsa chili (Cronos, Mimic,
La spina del diavolo, Blade
II, Il labirinto
del Fauno) firma il secondo capitolo della saga dedicata
al personaggio creato dalla fantasia di Mike Mignola: “Sono
sempre stato un ammiratore di Mike Mignola – ricorda
il regista - Mi sono innamorato del suo lavoro d’atmosfera,
meditativo, gotico. Quando stavo girando Mimic nel 1997, la
parte più bella della giornata era andare al negozio
di fumetti a cercare i numeri di Hellboy. Al tempo ho pensato
che stava prendendo la giusta direzione per diventare un film.“
E Del Toro ci ha messo del suo creando un universo popolato
da immaginifiche creature, Elfi, Troll, Fatine dei denti che
si mescolano al mondo degli umani come già le creature
extraterrestri in Men in Black.
Ma al contrario di quest’ultimo, Hellboy
ha la forza ed il pregio di non cadere in facili macchiette
umoristiche, accentuatno il tono horror e dark senza rinunciare
ad un ironia strisiciante che contagia tutto e tutti.
Visivamente il film è incredibile, sostenuto da un
ritmo narrativo che solo in pochi frangenti scema. Dal punto
di vista tematico Del Toro condisce la messa in scena fantasy
con problemi etici e morali inusuali in un film di puro intrattenimento
come questo. La tentazione del male, del lato oscuro così
ben esplicato in Guerre Stellari e
nell’ultimo Spiderman,
qui si ripropone in maniera del tutto nuova, anticipando temi
e gettando interessantissimi ed originali spunti narrativi
per eventuali sequel che potrebbero dare una svolta assai
originale alla saga, sempre che ci abbia il coraggio di andare
fino in fondo a scelte che oggi appaiono solo accennate.
La domanda di fondo che si pone Hellboy, i suoi compagni,
il regista ed infine anche noi spetttaori è il seguente:
questa razza umana, che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi,
capace di qualsiasi nefandezza, merita realmente di essere
salvata da se stessa e dai pericoli insiti nella surrealtà
che ci circonda? A vedere il film e leggere le cronache di
questi giorni, parrebbe di no, e quindi come se non in piccola
parte non capire, comprendere e condividere le teorie disfattiste
e belligeranti del feroce ed implacabile Principe Nuada, o
i dubbi e perplessità di Hellboy, o le decisioni gravi
ed angosciose di Liz? Della serie, anche i supereroi hanno
un’anima... e noi umani?
[fabio
melandri]