Genova
id.
Regia
Michael Winterbottom
Sceneggiatura
Michael Winterbottom,
Laurence Coriat
Fotografia
Marcel Zyskind
Montaggio
Paul Monaghan
Scenografia

Mark Digby

Costumi
Celia Yau
Musica
Melissa Parmenter
Interpreti

Colin Firth, Catherine Keener, Perla Haney-Jardine, Hope Davis, Willa Holland, Demetri Goritsas

Produzione
Revolution Films, Aramid Entertainment Fund
Anno
2008
Nazione
UK
Genere
drammatico
Durata
92'
Distribuzione
Officine UBU
Uscita
16-10-2009
Giudizio
Media

Joe, professore britannico e vedovo di fresco conio, si trasferisce con figlie a seguito in quel di Genova, alla ricerca di aria e serenità nuove. Con la città italiana a far da scenografia, dovrà confrontarsi con il lutto suo e delle figlie alla ricerca di una possibile riconciliazione famigliare.
L'impressione che lascia questo film è quella di una buona idea non sfruttata fino in fondo, di una volontà di ricerca linguistica e sperimentazione che rimane costantemente appena accennata, sotto le righe. L'esile storia dell'elaborazione del lutto famigliare è didascalica e non convince pienamente, mentre si riconosce il tocco del regista di film come Road to Guantanamo e Cose di questo mondo nella narrazione che oscilla tra il finzionale e il documentario, salvo poi tradirsi racconto nel climax finale. Witterbottom non sembra capace di arrivare fino in fondo alle sue scelte linguistiche. La cosa può essere voluta, è vero, ma lascia comunque una sensazione di incompiuto, di idea mal sfruttata, un po' come accadeva con Tutta colpa di Giuda del nostrano Ferrario.
L'impressione che lasciano anche alcune sue dichiarazioni in conferenza stampa lasciano perplessi. Banalità come “L'ho chiamato col nome della città, perchè il luogo in cui si gira determina il film”, danno l'impressione di un regista che non ha chiarissimo cosa sta facendo e perchè lo sta facendo. Per carità, in presenza del talento non è indispensabile una consapevolezza teorica, ma se il primo non abbonda è il caso di lavorare almeno sulla seconda.
Quello che rimane è un film riuscito a metà, con un cast di buon livello che però si limita ad eseguire meccanicamente gli ordini del regista senza far sentire i personaggi (le due protagoniste son attrici giovanissime e inesperte, ok, ma non parlo solo di loro) dando la finale sensazione che anche il gruppo attoriale sia non adeguatamente sfruttato. [davide luppi]