Una regista
di teatro sperimentale (Kasia Smuniak) deve mettere in scena
la passione di Cristo con un gruppo di detenuti nel carcere
di Torino. Sorge però un problema: per ragioni intuibili,
nessuno dei novelli attori vuole interpretare Giuda. Alla
regista non rimane che riscrivere la storia.
Davide Ferrario è da sempre un regista in bilico. I
suoi film sono un altalenare da un taglio popolare alla Virzì,
a sofisticature linguistiche e contenutistiche nello stile
di autori come Bellocchio.
Tutta colpa di Giuda, risultato
finale di una lunga esperienza di Ferrario come coordinatore
di laboratori creativi in diverse carceri, non fa eccezione;
la protagonista è contesa fra questi due estremi incarnati
all'interno della narrazione, da una parte nel di lei fidanzato
artistoide e snob (Cristiano Godano) e dall'altra nei detenuti.
Saranno questi ultimi a “vincere”, naturalmente,
ma senza che la ragazza tradisca se stessa e il suo rapporto
con l'arte teatrale.
Tutta colpa di Giuda è
un musical che non è un musical, una storia ambientata
in un carcere che vede recitare detenuti veri, ma senza la
retorica dell'attore preso dalla strada a cui tanta critica
del neorealismo ci ha assuefatti, e al contempo è un
film dove sofisticati discorsi sulla mitologia cristiana servono
(anche) a parlare di temi attuali. I detenuti non capiscono
le implicazioni filosofiche di una Passione senza Giuda, e
quindi senza croce, ma accettano la cosa di buon grado purché
serva a parlar male del carcere.
Il film è stato girato senza sceneggiatura e, a quanto
pare, con diverse improvvisazioni più o meno volute,
ma la cosa non pesa sull'omogeneità della narrazione.
Cristiano Godano parodizza se stesso nel ruolo di primadonna
e la Littizzetto in quello della suora, gli attori professionisti
sono bravi e quelli dilettanti sono azzeccati, ma Cecco Signa
nel ruolo di detenuto è davvero poco credibile: difficile
dire se la cosa sia voluta o meno.
Godano e Signa firmano anche una colonna sonora che probabilmente
non entrerà nella storia, ma è quella giusta
per un film come questo. Carino, certo. [davide
luppi]