Esiste
un luogo ad est della Giordania, una zona franca stretta tra
Iraq, Egitto, Siria ed Israele, libera da tasse e dogane,
dove uomini si incontrano per vendere ed acquistare automobili.
E’ la meta del viaggio che Hanna, israeliana di professione
tassista e Rebecca, americana che vive a Gerusalemme, intraprendono
per incontrare l’americano, un misterioso individuo
e socio in affari del marito di Hanna. Il motivo del viaggio,
il McGuffin, il perno che fa muovere la storia è un
debito di 30.000 dollari che Hanna deve riscuotere per conto
del marito. Giunti a destinazione apprendono da Leila, una
palestinese, che l’uomo è sparito ed insieme
a lui i soldi…
Amos Gitai costruisce il film utilizzando la sovrastruttura
del road-movie e riempiendolo con una analisi esplicativa
della difficile situazione socio-politica che arroventa il
Medio Oriente, attraverso il microcosmo rappresentato dalle
tre donne.
Tre donne, Hanna, Rebecca e Linda come tre stati fisici e
mentali, tre punti di vista capaci di incontrarsi, confrontarsi,
trovare momenti di comunanza e di forte dissonanza. La free
zone del film è un limbo, una terra di nessuno, uno
spazio in cui ogni conflitto, ogni incomprensione appare sospesa.
Sospesa, non annullata per esplodere nuovamente nel finale
silenzioso e straziante.
L’intenzione del regista era dare voce a storie che
non trovano mai spazio nel telegiornale delle 20, evidenziare
come sia possibile instaurare rapporti personali accettabili
e condivisi anche in luoghi ad alto tasso conflittuale e frammentati
da confini fisici e psicologici. Obiettivo raggiunto grazie
ad una regia secca, essenziale, adottando uno stile documentario
fatto di dettagli e primissimi piani sui volti delle tre meravigliose
attrici, Hana Laszlo (Hanna) premiata a Cannes con la Palma
d’Oro all’interpretazione, Hiam Abbass (Leila)
attrice palestinese di primo ordine, Natalie Portman (Rebecca)
capace di sostenere un primissimo piano sequenza di nove minuti
in apertura della pellicola. Il film esce coraggiosamente
in lingua originale con sottotitoli. Altro motivo per sostenere
e non perdere questa pellicola in sala. [fabio
melandri]
| intervista
ad amos gitai |