Esiste
la pace nella zona franca?
Esiste una pace totale. Si possono vedere dei sauditi o dei
siriani comprare autobus israeliani.
In linea di massima, questi paesi non hanno relazioni diplomatiche
perchè ufficialmente in guerra, ma all'interno della
zona franca, grazie al commercio, le persone assumono un atteggiamento
pragmatico, meno nazionalista.
La questione
delle frontiere gioca un ruolo importante all'interno del
film...
Le frontiere sono un vero problema per il vicino oriente:
frontiere reali e politiche che innalzano sempre barriere
mentali. Questo tema mi interessa molto. Chi o cosa oltrepassa
queste frontiere? E come? Il mio precedente film, Terra Promessa,
trattava del traffico delle donne alla frontiera tra Egitto
ed Israele.
In Free
Zone ha scelto un modo originale per raccontare la storia...
Il film inizia a Gerusalemme, davanti al Muro del Pianto,
vestigia della cinta muraria dell'antico tempio distrutto
dai Romani. Una giovane donna, Rebecca è seduta sul
sedile posteriore di un'automobile guidata da Hanna. Noi non
sappiamo ancora chi sono e dove vanno, ma il loro viaggio
inizia da lì. Per mettere in luce i loro ricordi e
i motivi che le hanno fatte ritrovare insieme, sovrappongo
diversi strati di immagini. Desideravo cercare di inserire
in una storia, dei frammenti di ricordi desincronizzati.
Tre donne:
un'americana, un'israeliana e una palestinese. Come descrive
i suoi personaggi?
Hanna l'israeliana è una donna molto forte, piena di
carisma e pragmatica. Cos' vedo la mia gente: autoritaria
ma sincera, non sempre rispettosa dei confrotni degli altri
ma in un certo senso spontanea. Leila la palestinese, è
più riservata e dimostra più rispetto per l'intimità
altrui. L'atteggiamento informale e spontaneo di Hanna la
sconcerta. Rebecca è una giovane americana che cerca
di comprendere il mondo, di consocere la sua identità.
Il padre israeliano, la madre non ebrea. Per la legge ebraica,
non è ebrea ma lei tale si sente, anzi israeliana.
Perchè
la scelta di avere come protagoniste solo personaggi femminili?
I generali e i militari sono uomini. Sono loro i Capi di Stato
ad eccezzione di Golda Meir. I risultati sono evidenti: la
regione è in guerra. Potrebbe essere interessante se
le donne prendessero il potere. Il conflitto acquisirebbe
forse una visione più umana, ma allo stesso tempo non
voglio idealizzare troppo le donne. Ce ne sono alcune capaci
di uccidere. Io non sono razzista, né tantomeno sessista
e penso che in tutti noi ci sia la capacità di essere
angeli o demoni. Tuttavia, oggi, le donne sono agenti di cambiamento
nella misura in cui devono ancora fare i conti con comportamenti
sessisti. Non ha niente a che vedere con il loro DNA, ma è
a causa del posto che occupano all'interno della società.
E' la
prima volta che realizza delle riprese in Giordania...
E' la prima volta che un film israeliano viene girato in Giordania
in collaborazione con The Jordan Royal Film Commission. Non
esistono accordi in materia di cinema tra i due paesi ma i
giordani hanno sostenuto le riprese mostrandosi molto cooperativi
e aperti anche quando gli ho spiegato che preferivo girare
in un distributore di benzina o nella free zone, piuttosto
che in luoghi turistici come Petra. I giordani non hannocercato
di intervenire sul contenuto e ci hanno concesso ciò
di cui avevamo bisogno per realizzare il film.
Lei è
ottimista rispetto alla possibilità di pace nel Vicino
Oriente?
Cinquant'anni dopo aver messo
a ferro e fuoco l'intero continente, dopo aver ucciso decine
di milioni di persone, gli europei hanno compreso che avevano
il diritto di avere conflitti, ma che non erano obbligati
ad uccidere. Facendo un confronto con noi, non abbiamo provocato
cos' tanti morti e non abbiamo commesso i crimini che hanno
macchiato l'Europa. E' tempo che si comprenda che abbiamo
tutto il diritto di essere in disaccordo e addirittura di
essere in conflitto senza per questo scendere in guerra ogni
volta. Non siamo obbligati a creare una società standardizzata,
un vicino oriente uniformato. Possiamo mantenere le nostre
diversità di cultura e lingua. Possiamo continuare
ad essere in disaccordo. Anche in tempo di pace ci saranno
conflitti ma la maturità sta proprio in questo, ovvero
essere in disaccordo senza ricorrere alla forza. Ciò
vale sia per i rapporti personali che per quelli fra le nazioni.