Sono
passati 25 anni da quando sulle note nostalgiche di Gino Paoli
i Vanzina Brothers raccontavano le vacanze degli italiani
a Forte dei Marmi, con i falò sulla spiaggia, serate
in discoteca ed amori consumati nella pineta. Per dirla alla
Gianni Minà “eravamo nei mitici anni sessanta”.
Ora sulle note dell’orribile remix di Manu Lj (chi è
costei?) Un’estate al mare
della compianta Giuni Russo, i due ci riprovano in un Giro
d’Italia fatto di sette tappe in sette località
balneari del Belpaese in quello che la stampa ha subito definito
cine-cocomero ed i Vanzina cine-ombrellone in omaggio a Dino
Risi. Medusa Film produce e distribuisce in 700 copie.
Da Peschici, in cui si consuma la vendetta di un emigrante
cornuto a Forte dei Marmi dove uno sfegatato tifoso della
Fiorentina compromette il calcio mercato dei Della Valle;
da San Felice Circeo a Capri in cui si consumano triangoli
amorosi a base di corna e controcorna; da Ostia dove un padre
de-genere cerca di riconquistare l’affetto del figlio
a Ischia dove un imprenditore teatrale cerca di liberarsi
dell’ingombrante moglie, per terminare questo Giro d’Italia
al solleone di Porto Rotondo dove uno smemorato attore tenta
di mettere in scena “La signora delle camelie”.
Ispirato ad uno sketch di Dino Verde, quest’ultimo episodio
è di gran lunga il migliore che non a caso vede protagonista
il gran mattatore Gigi Proietti, la cui presenza anche nelle
vesti o meglio sarebbe dire in voce narrante, assicura i momenti
più divertenti della pellicola a giustificazione del
prezzo del biglietto. E sono i comici romani a farla da padrona
e ad assicurare il maggior divertimento. Nancy Brilli ed Enrico
Brignano (Traffico sulla Pontina), in una rielaborazione de
La guerra dei Roses nello spazio claustrofobico di un ascensore,
sono i protagonisti di una perfetta alchimia di recitazione,
tempi comici e regia, che dimostra come il Vanzina Touch sia
ancora presente sebbene diluito in un mare di personaggi poco
incisivi, storie senza nerbo, battute assai fiacche e ripetitive.
Lo stesso Enzo Salvi (Il Giovedì) liberato finalmente
dalle soffocanti macchiette da cabaret, mostra potenzialità
espressive che virano verso la malinconia in un episodio che
comunque non sviluppa tutte le sue potenzialità.
La comicità dei Vanzina, sempre più depurata
dalle diverse forme di volgarità, si colora nuovamente
di nostalgia, malinconia, rimpianto e precarietà donando
parentesi da ricordare anche negli episodi meno riusciti come
Il conte di Montecristo (di gran lunga il peggiore insieme
a quello della coppia Greggio/Falchi e Izzo/Seredova) con
Banfi protagonista di un monologo sulle condizioni degli emigranti
all’estero e della loro voglia di riscatto.
Eravamo preparati al peggio, ci siamo trovati di fronte ad
un prodotto onesto, discontinuo, a tratti divertente, spesso
noiosetto, capace comunque di mostrare di episodio in episodio
le diverse declinazioni della comicità grazie ad un
cast variegatissimo ed assai accattivante per il pubblico
di adolescenti per il quale il film è stato pensato,
scritto e realizzato. [fabio
melandri]