La donna di Gilles
La femme de Gilles
Regia
Frédéric Fonteyne
Sceneggiatura
Philippe Blasband, Marion Hansel, Frédéric Fonteyne
Fotografia
Virgine Saint-Martin
Montaggio
Ewin Rickaert
Musica
Vincent D'Hont
Interpreti
Emanuelle Devos, Clovis Cornillac, Laura Smet, Colette Emmanuelle,
Gil Lagay, Alice Verlinden, Chloé Verlinden
Anno
2004
Durata
108'
Nazione
Belgio
Genere
drammatico
Distribuzione
Lucky Red

Tratto dal romanzo di Madeleine Bourdouxhe, l’ultimo film di Frédéric Fonteyne racconta la storia di un amore tradito e di una donna tenacemente aggrappata ad esso. In un paese di semplici operai si consuma la vicenda di Elisa e Gilles, scandita dal lento ma costante scorrere delle stagioni, con i suoi cambiamenti ed i suoi contrasti. Se non è concesso dilungarsi più di tanto su una tematica che il mondo del cinema, ma anche della letteratura, conosce molto bene, maggiore spazio può essere invece dedicato alla sua rappresentazione, incentrata soprattutto sulla forza delle immagini e sul linguaggio silenzioso degli oggetti. La donna di Gilles è come un bellissimo quadro in cui l’ordine e la compostezza degli elementi che lo compongono, riprodotti con fedeltà e dovizia di particolari, tradiscono in realtà il tremito della mano dell’artista, la sua intima follia, il suo segreto.
Il regista è un attento osservatore, pronto a seguire lo sguardo di Elisa ovunque esso si posi, dando voce ai silenzi, alle attese, ai colori. Sono gli occhi di questa donna a mostrarci il volto di un dolore e di un’angoscia repressi, costretti a non assumere forma, respinti in un silenzio pesante affinché non vadano a turbare la stabilità di un mondo fragile e precario. Un film dove il tempo si dilata assecondando le reazioni del corpo, aspettando l’incrinatura, tragica ma liberatoria, che sfaldi l’intera sostanza. Ma questa incrinatura è destinata a restare intatta, non c’è liberazione da un amore che non si controlla, non c’è volontà di rinuncia ma solo di possesso, di dominio, come un inspiegabile bisogno di riversare nell’altro se stesso. Elisa e Gilles amano entrambi di un amore violento, illogico, ma tremendamente umano. Fonteyne coglie, attraverso i molteplici primi piani ed i lunghi intervalli di tempo che intercorrono tra l’azione ed il suo effetto, gli aspetti quasi sacri di una devozione che conduce Elisa alle soglie della follia. La scelta di affidarsi molto alle immagini e poco alle parole, è stata dettata dall’esigenza di dare una voce alle contrastanti sensazioni di caldo e freddo che non solo appartengono al paesaggio, ma anche al corpo dell’uomo, così sensibile al cambiamento. Da ciò scaturisce un film intimo, attento al dettaglio, costruito sul susseguirsi di immagini e sull’attesa degli eventi. Se questo è il punto di forza del film, esso rappresenta forse un limite dal punto di vista dell’impatto emotivo, proprio come un quadro che fa bella mostra di sé tra le pareti di un prestigioso museo, senza riuscire tuttavia a scuotere l’anima fin nel profondo. Fonteyne sceglie per il suo dipinto una tonalità di colore pacata, adatta alla contemplazione ma molto meno alla forte emozione. [giulia rastelli]

Siamo in campagna durante la prima metà del novecento. Elisa è una donna incinta ed innamorata del proprio marito; lo accudisce e lo sorregge in qualsiasi situazione, anche quando comincia a sospettare lui abbia una relazione con sua sorella…
Fonteyne ci propone un film lento, retto quasi esclusivamente sulla forza interiore di una donna che sente dentro di se il dovere di essere forte, per lei stessa, per il marito, la sorella, anche quando le situazioni sono deliranti. L'attenzione del regista non si sofferma tanto su quelli che dovrebbero essere i momenti esplicativi del film quanto su una serie di sguardi e silenzi che più di altro rendono manifesto lo stato d’animo dei personaggi. Un affresco semplice e chiaro di una situazione difficile da vivere e da capire dall'esterno.
Presentato all'ultima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nella sezione "Orizonti". [jacopo angiolini]

 

Approfondimenti: Intervista a Frédéric Fonteyne