Anche il libro di Madeleine
Bourdouxh racconta la storia dal punto di vista di Elisa; per
quanto mi riguarda l’adattamento cinematografico rispecchia
la mia lettura del libro con alcuni necessari cambiamenti. Il
romanzo usa molte parole per descrivere quello che succede nell’animo
di Elisa, mentre nel film molto è affidato agli sguardi
alla recitazione di Emmanuelle Devos. Il viso di Emmanuelle
è un po’ come un libro.
Cosa l’ha
colpita in particolare del libro?
Non è tanto la storia che mi ha colpito, che potremmo
definire anche abbastanza banale. Ma alcune scene presenti
nel testo ma non nel film come il momento in cui Gilles rimane
colpito, si infiamma di Victorine. Lui la guarda e si capisce
che ne è rimasto colpito. Si alza e lei lo stesso,
si scontrano e nel libro dice “e poi Gilles ha impiegato
qualche istante prima di reagire”. Ecco, la cosa che
più mi ha colpito è il distacco che c’è,
nel film come poi nella vita, tra le cose che ci succedono
ed il nostro tempo di reazione. Come nella scena in cui Elisa
guarda Gilles e Victorine che ballano, dopo di che lui si
siede, Victorine balla con un altro uomo scatenando la reazione
di Gilles dopo alcuni momenti di attesa.
In Les
corps impatients di Xavier Giannoli, c’è
Laura Smet che gioca il ruolo dell’altra. Quanto ha
giocato questo precedente nella sua scelta di co-protagonista?
Conoscevo il film che ha citato e l’ho molto aapprezzato,
ma non è stato questo precedente a farmi scegliere
Laura Smet. Già la conoscevo, prima ancora che iniziasse
a fare l’attrice e sapevo che poteva sostenere un ruolo
del genere.
Il paesaggio
ha un ruolo molto forte nel film. Come nasce il “personaggio”
paesaggio e dove avete girato?
Abbiamo lavorato molto sul paesaggio per dare una rappresentazione
del mondo visto attraverso gli occhi di Elisa. Abbiamo curato
i minimi dettagli perché in questa storia le più
piccole luci, i minimi particolari possono colpire e risvegliare
in Elisa sensazioni. Abbiamo girato in Lussemburgo in una
zona piena di fabbriche siderurgiche, le scene del villaggio
nel nord della Francia, il resto parte in Lussemburgo e Belgio
(Liegi). Cercavamo luoghi in cui ambientare un villaggio operaio
in cui gli operai fossero contenti ed orgogliosi di lavoravi
e viverci.
Il film
è quasi una rappresentazione di un martirio, quello
di Elisa? E’ questo il taglio che voleva dare al film?
Il film è costruito quasi come un pedinamento di Elisa,
seguendola passo passo e scoprendo effetti quasi mistici e
autodistruttivi. Con questo non dico di condividere le sue
scelte e comportamenti. Ma ero curioso di conoscere le sue
reazioni alla notizia che il marito non l’amava più.
Cosa avrebbe fatto? L'ho seguita nel suo chiudersi in questo
silenzio, nella sua scelta di non parlare più, di non
raccontare nulla, anche perché negli Anni Trenta non
stava bene per una donna raccontare una cosa del genere. Lei
è estrema in questo suo amore, lasciando quesiti come
la vera natura dell’amore a cui è difficile dare
una risposta definitiva.
L’iconografia
della Vergine che compare in più momenti all’interno
del film è una scelta registica o ripresa dal romanzo?
Non è stata una scelta volontaria. E' emersa successivamente
quando in molti me lo hanno fatto notare.
Vi è
un qualche collegamento tra questi personaggi e quelli del
suo film precedente Una relazione privata?
Non direi, no, non credo. Sono tutti personaggi in qualche
maniera estremi e questo li accomuna, ma in Una
relazione privata i personaggi parlano molto, si pongono
dubbi, mentre in questio prevale il silenzio.
Si è
ispirato a qualche pittore per creare l’iconografia
del film? E se si, quali?
Ho una formazione pittorica che ho cercato di non trascinarmi
dietro quando sono passato al cinema, e nei miei primi film
così è stato. Ma in effetti in questo alcune
influenze emergono, ed ho fatto appello a queste mie origini
pittoriche per un film che racconta una storia puntando molto
sulle immagini. In fase di preparazione abbiamo quindi visto
diversi quadri ed in particolare Vermel per le sue immagini
di donne sole e Van Gogh per la rappresentazione della follia.
Recentemente
ha dichiarato di voler cambiare genere, fare una commedia
per esempio. E’ sempre di questa idea?
Ho sempre desiderio di cambiare. Amo mischiare il lato comico
e tragico e penso di averlo fatto in passato. In questo film
invece mi rendo conto che manca qualsiasi traccia di ironia;
sono personaggi allo stesso tempo molto dolci ma anche molto
crudi, brutali. Personaggi così possono correre il
rischio di apparire ridicoli, ma ci sentiamo tutti un po’
ridicoli quando siamo innamorati.
Lei ha
detto che ha fatto questo film per una questione esistenziale
e per una questione di cinema. Le posso chiedere qual'è
la questione esistenziale e quale quella di cinema?
Per me sono la stessa cosa.