John
McClane è tornato, a distanza di 12 anni dalla sua
ultima apparizione in cui sventava in una New York ante-11
settembre una rapina alla Banca Federale. In tutto questo
tempo il mondo è cambiato e l’11 settembre rappresenta
una sorta di spartiacque di com’era il mondo e di come
lo è adesso. L’innocenza gli Stati Uniti d’America
quel giorno la persero di nuovo.
Il sistema informatico del paese aveva dimostrato tutta la
sua inefficacia quel giorno, ma un uomo con spirito di sacrificio
ed indipendenza di azione aveva elaborato un piano che fugasse
i buchi del sistema. Nessuno lo stette ad ascoltare ed invece
di premiarlo, il Governo Americano decise di declassarlo.
Ora quell’uomo ha deciso di prendersi la sua rivincita
e il Governo degli Stati Uniti ha un nuovo temibile nemico
americano.
Con un semplice tocco riesce a rendere gli Stati Uniti d’America
sordi, muti e ciechi controllando i sistemi di comunicazione
(traffico stradale ed aereo) e telecomunicazione (radio, televisioni,
telefonici, internet), penetrando e gestendo i sistemi di
controllo di acqua, luce, gas. Ha il potere di far tornare
il paese più potente della terra allo stato medievale.
Se non fosse per quel piccolo frammento che va ad interrompere
il perfetto ingranaggio. John McClane. Se il mondo cambia,
McClane non cambia con lui, continuando a trovarsi sempre
nel posto sbagliato nel momento sbagliatissimo, dandole e
prendendole come se nulla fosse. E se gli toccano la sua bambina,
pretendenti fidanzati o sanguinari terroristi, be allora inizia
recitare le tue ultime preghiere.
Messa da parte ogni forma di verosimiglianza, più cartoonistica
di sempre, Die Hard – Vivere o morire spinge sul pedale
dell’accelleratore per ritmo, battute, susseguirsi di
avvenimenti e situazioni che nonostante le oltre due ore di
proiezione, impediscono un maggior approfondimento non dico
psicologico ma almeno logico dei personaggi, ridotti a pupazzi
messi in situazioni poco credibili per un film di puro entertainment.
Certo non ci aspettiamo monologhi interiori da parte dello
stoico Bruce Willis e confessiamo il nostro debole nello sguardo
torvo che McClane dona ai suoi nemici prima di fargli del
male, ma in questo quarto capitolo rasentiamo la fantascienza
di certe situazioni. Peccato, perché lo spunto di partenza
poteva dare adito a ben altro risultato. Ci rimane invece
l’ennesimo action movie testosteroideo con scene “memorabili”
come il duello sotto immensi ponti delle highway cittadine
tra un camion ed un jet militare, o come elicotteri abbattuti
con automobili – guardare per credere – ed altre
amenità del genere.
E tra queste rimarrà nella memoria degli spettatori
italiani la partecipazione del palestratissimo Edoardo Costa
nel ruolo dello scagnozzo del cattivo di turno. Argh!
[fabio melandri]