In un
futuro non troppo lontano, 2012, un ex carcerato fuori del
giro (Jason Statham) si ritrova accusato, stavolta ingiustamente,
di omicidio e, privato del figlioletto, viene spedito in un
carcere di massima sicurezza dove, per far passare il tempo
ai comuni cittadini, stressati da una situazione ppolitica
e sociale durissima i galeotti si sfidano, video trasmessi,
in corse automobilistiche all’ultimo sangue dove tutto
è permesso. In palio per chi vincerà 5 volte
di seguito la corsa sopravvivendo a spari, bombe, bazooka
e quanto una mente criminale possa concepire: la libertà.
Chiaro come il sole che niente è come sembra ai telespettatori,
a parte la morte.
Un blockbuster in piena regola ed in pieno stile “casino
violenza e colpi bassi”. Tecnicamente ineccepibile,
con effetti speciali e riprese velocissime, per non parlare
del motaggio: serrato, violento, adatto in tutto e per tutto
al tono del racconto.
La grammatica del film sia nella sceneggiatura che nelle riprese
è quella classica di un film d’azione: inseguimenti,
armi di ogni genere (che Dio sa in quale carcere metterebbero
in mano a degli ergastolani) e mascalzonate degne dei peggiori
film polizieschi che si possano immaginare, dove il cattivo,
quello vero, non è mai dove dovrebbe essere ed esattamente
dove te lo aspetti: dalla parte di chi ha sempre perso, e
che la volta che per caso vince allora è alla grande,
senza requie e senza bisogno di giustificazioni. Gustoso vedere
Joan Allen nella parte della cattiva, di una cattiva perfida
e sicura di se che pensa che non possa perdere mai, curioso
soprattutto perché nella stassa stagione la vediamo
molto ,ma molto diversa in Quel
che resta di mio marito.
Adattissimo agli amanti dei video game: per impostazione,
fotografia, filosofia di vita dei personaggi infatti somiglia
al classico videogioco riportato in carne ed ossa nella versione
di un film: veloce, violento, ricco di colpi di scena. Ma
per chi ama la settima arte nel senso di apprezzare una storia
raccontata per immagini resta solo un buon prodotto di quella
che si chiama ”industria” del cinema: fatto velocemente,
con grande impiego di tecnologia e notevole dispiego di mezzi.
Un prodotto dignitoso che esalterà i ragazzini e non
offenderà nessuno. [jacopo
angiolini]