Death of a President
id.
Regia
Gabriel Range
Sceneggiatura
Gabriel Range, Simon Finch
Fotografia
Graham Smith
Montaggio
Brand Thumim
Scenografia
Gary Baugh
Costumi
Eileen McCahill
Musica
Richard Harvey
Produzione
Gabriel Range, Simon Finch, Ed Guiney, Robin Gutch
Interpreti

Hend Ayoub, Brian Boland, Becky Ann Baker, Robert Mangiardi, Jay Patterson, Jay Whittaker, Michael Reilly Burk, Seena Jon, Christian Stolte

Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
UK
Durata
92'
Distribuzione
Lucky Red
Uscita
16-03-07

Escono quasi in contemporanea e con diversa visibilità mediatica Shooting Silvio e Death of a President, nei quali, in diversi contesti e con diverse modalità, si immagina la morte di un importante politico d’oggi.
Ma se il film italiano si pone sul lato introspettivo del potenziale assassino, ed è una pellicola di pura fiction, il film di Gabriel Range, un inglese che vive negli States, è solidamente un mockumentary, vale a dire un film strutturato come un documentario che ricostruisce avvenimenti inventati di sana pianta.
Esempi recenti del genere possono essere l’italiano La leggenda di Tony Vilar o il contrastante Borat.
Death of a President, dal punto di vista tecnico, li supera entrambi. Il punto forte della pellicola è racchiuso proprio nell’abilità di mescolare immagini di repertorio, ricostruzioni e scene recitate senza perdere quella soluzione di continuità propria di un’assoluta verosimiglianza con il reale.
Molto ben fatte, dunque, sia le scene con Bush, Cheney e i vari (finti) collaboratori intervistati da Range, sia le scene di massa, come le proteste di piazza o il funerale.
La ricostruzione, dunque, di una protesta di piazza in occasione di un discorso dell’attuale Presidente a Chicago, che sfocia in un attentato che porta alla morte di Gorge W. Bush, è del tutto verosimile, così come lo sono le immagini del funerale – riprese dalle esequie di Reagan – incrociate con un discorso di Cheney, o le interviste con le guardie del corpo o gli speech-writer della Casa Bianca.
Un piccolo gioiello da questo punto di vista, costato poco meno di tre milioni di euro, spesi per acquisire i diritti del materiale di repertorio e per lavorare di cesello in sede di post produzione.
Ma Death of a President mostra il fianco nella costruzione della tensione, nell’appassionare il proprio pubblico alla narrazione. Essendo un finto documentario, non si può basare sulla forza dei fatti, sulla curiosità del retroscena per non perdere il ritmo, per riuscire fino in fondo a risultare credibile. Deve costruire una impalcatura credibile fondata sulla costruzione delle sequenze e sull’aspettativa, sull’incentivo ad andare oltre, a sapere come va a finire.
Paradossalmente il meccanismo funziona fino al momento, noto a tutti grazie al titolo e all’aggressività dei manifesti, dello sparo e della conseguente morte di Bush.
Poi il film sceglie di addentrarsi nella ricostruzione processuale del post-attentato, invece di seguire la più feconda strada dell’analisi del cambiamento e degli sviluppi della politica internazionale all’indomani di un evento di tale portata.
Così risulta impossibile allo spettatore appassionarsi ai particolari di una vicenda così circostanziata e, nelle dinamiche globali che possibilmente potrebbero accadere dopo una tale situazione, irrilevante, il film si perde nei rivoli del didascalico.
Interessante operazione, che poteva essere costruita meglio, ma che lascia il segno in quanto a credibilità e perizia tecnica.
[pietro salvatori]



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