Chev
Chelios, killer al soldo della malavita losangelina, una mattina
si sveglia con un grande mal di testa, problemi di vista ed
un piccolo grande problema. Gli è stato infatti iniettato
un veleno mortale che lo porterà alla morte entro una
sola ora. Dead Man Walking. Unica
via di scampo in attesa di trovare l’antidoto è
sviluppare adrenalina nel suo corpo ed impedire al veleno
di fermare il cuore. Con ogni mezzo lecito ma soprattutto
illecito: sniffare coca nei bagni pubblici di un locale, scopare
la sua ragazza nel bel centro di Chinatown, correre in piedi
su una motocicletta della polizia lanciata nel traffico, girare
un centro commerciale in auto inseguito dalla polizia ed altre
amenità. Obiettivo: rimanere in continuo movimento,
correre… correre… correre… Se ti fermi sei
un uomo morto.
DOA. Dead on Arrival. Parliamo
naturalmente di Chev Chelios, interpretato dal caratterista
Jason Statham - capace di essere al contempo duro e tenero,
spietato e divertente - ma soprattutto parliamo del cinema
in quanto forma espressiva autonoma, capace di variazione
di ritmi, profondità di personaggi, storie originali
ed avvincenti.
Con Crank siamo invece entrati
in una nuova dimensione dell’arte cinematografica, dove
la contaminazione tra cinema, videoclip e videogioco ha raggiunto
la sua più alta e perfetta contaminazione. Un cinema
in cui la messa in scena spettacolare e mozzafiato è
sovrana, annullando ogni forma vivente di intelligenza e verosimiglianze
pensanti. Il tutto grazie al ricorso massiccio all’alta
definizione che se da una parte depaupera l’immagine
rendendola fredda, asettica, artificiale, permette riprese
acrobatiche grazie a piccolissime e sofisticatissime videocamere
da posizionare nei posti più impensati – tra
il pedale dell’acceleratore e del freno di un’auto
in corsa per esempio – e riprese in spalla all’operatore
su un paio di rollerblade. Questo e molto di più è
Crank, pellicola iperrealista,
ipertrofica, ipertecnologica, condito da spruzzate di umorismo
nei dialoghi (Non ci sali sul mio taxi bagnato –
ti ho appena dato 200 dollari per aspettare due minuti –
Non ci Sali sul mio taxi bagnato – Già, hai ragione.
Non ci salgo sul tu taxi… Terrorista…. Terrorista…-
Io Amo l’America! Amo Bush! Ho votato per Bush! Ho votato
per Bush!) che aiuta a rendere sostenibile un film che
altrimenti provocherebbe assuefazione da endorfina dopo pochi
minuti.
Un film caciarone alla Michael Bay ma con mezzi produttivi
meno eclatanti e dispendiosi con risultato di azzeramento
del tessuto cinematografico a favore di quello para-televisivo.
Meglio sarebbe stato per i due neoregisti trovare una loro
personale strada cinematografica, cosa fatta con eccellenti
risultati da altri due neoregisti di derivazione televisiva
come Jonathan Dayton e Valerie Faris, autori del gioiellino
Little Miss Sunshine,
piuttosto che contaminare con la loro passione per il video
la materia di cui sono fatti i sogni.
“Vogliamo che il pubblico che va a vedere Crank si diverta:
come un colpo di pistola, uno sparo e via verso un’esperienza
emozionante. – dicono i due registi Mark Neveldine e
Brian Taylor - E’ un videogame che prende vita.”
Detto! Fatto! [fabio melandri]
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