Così
è se vi pare. Così potremmo riassumere il nuovo
film di Radu Mihaileanu che dopo Train
de Vie torna a segnare un nuovo capitolo di quel filone
cinematografico basato sul meccanismo narrativo dell'impostura
positiva. “E' un tema che mi pervade mio maglrado –
racconta il regista – Forse dipende dal fatto che mio
padre, che si chiamava Buchman, durante la guerra dovette
cambiare cognome per sopravvivere. Diventò Mihaileanu
per affrontare il regime nazista e successivamente quello
stalinista. Anche se ho tratto benefici dalla sua scelta,
esiste in me un conflitto tra queste due identità.
Probabilmente è per questo che all'inizio i miei personaggi
hanno immense difficoltà e fingono di essere quello
che non sono: per liberarsi da se stessi e cercare di gettare
un ponte verso gli altri.”
Un gruppo di musicisti ex-Bolshoi, dopo essere stati dichiarati
nemici del popolo si arrabattano nella Russia post-comunista
a guidare sgangherate ambulanze, ha fare gli autotrasportatori,
i fruttivendoli, le comparse nei comizi nostalgici, ambulanti
al mercato nero, mentre il loro ex direttore d'orchestra Andrei
Filipov è ridotto a fare le pulizie nella sua ex-casa:
il Bolshoi. Quando l'occasione di un concerto a Parigi non
costituirà motivo di riscatto e rivincita per gli ex-nemici
del popolo.
Mihaileanu costruisce un'intensa storia in bilico tra lacrima
e risata, raccontando senza pedanteria il regime comunista
che fu, la Russia contemporanea che è, piccole lezioni
di comunismo spiegato ai bambini – ogni musicista con
il proprio strumento porta il suo contributo per il raggiungimento
dell'armonia suprema, questo è il comunismo –
ed una galleria di personaggi tanto esilaranti quanti commoventi.
A legare il tutto la figura di Anne-Marie Jacquet, violinista
di talento, alla ricerca continua dello sguardo dei suoi genitori
morti poco dopo la sua nascita, interpretata da Mélanie
Laurent che ci aveva sedotto in Bastardi
senza gloria di Tarantino e qui ci fa letteralmente innamorare.
Il tutto raccontato attraverso la messa in scena del concerto
per violino ed orchestra di Cajkovskij, che chiude la pellicola,
portando alla superfice i nodi narrativi dissimulati durante
tutta la pellicola.
Una regia elegante e funzionale, interpreti di prim'ordine,
per una commedia dolce amara capace di gettare semi di riflessione
sul presente, raccontandoci un passato buio, con leggerezza,
commozione senza cadere mai nel facile autocompiacimento.
[fabio melandri]