Raggiungere
il successo è difficile, ma lo è di più
evitare di vendere l’anima al diavolo. La pellicola
diretta e interpretata da Sergio Rubini affronta il tema del
pericolo che vive un insicuro artista (Riccardo Scamarcio),
quando incontra un importante e influente critico d’arte
(Sergio Rubini), molto più scaltro di lui. Il mondo
che il neofita desidera conquistare è già nelle
mani del navigato critico che illudendolo di volere solo il
suo bene, lo plasma attraverso consigli, parole interessate,
infinite tentazioni che la fama offre, sempre con l’idea
che sia possibile avere un successo veloce e sicuro.
“Lo spunto del film – dichiara Rubini - è
nato a casa mia, mentre aspettavo di incontrare Scamarcio.
Cosa succederebbe, mi sono chiesto, se anziché imbattersi
in un padre, o comunque un fratello maggiore, una guida, un
riferimento, questo giovane si ritrovasse di fronte uno che
finge di essere tutto questo ma che di fatto, per invidia,
rivalsa – dovute alla differenza di età, per
cui tutto ciò che l’altro ha e che a lui manca
– lo ammazzerebbe?”.
Riccardo Scamarcio interpreta Adrian, ambizioso scultore di
talento (le opere sono realizzare da Gianni Dessì),
che cerca di affermarsi nel mondo dell’arte. Durante
un’esposizione conosce Gloria (Vittoria Puccini), studiosa
d’arte, sentimentalmente legata al famoso critico d’arte
Lulli (Sergio Rubini). Il rapporto tra loro è sbilanciato:
la ragazza è molto più giovane del mentore artistico
e la relazione è consumata da tempo. Si conoscono da
quando lei aveva sedici anni, era la sua allieva prediletta.
La passione tra i due coetanei, quindi, scoppia fulminea.
Seppur con paura e trepidazione, Gloria decide di lasciare
Lulli e di diventare la musa e l’ispiratrice di Adrian.
Dopo l’iniziale trasporto amoroso, la vita di coppia
si incrina, giorno dopo giorno, opera d’arte dopo opera
d’arte, a causa di uno scaltro grillo parlante: Lulli,
con lucidità e machiavellico raziocinio, dipana la
sua tela per manipolare l’artista e riconquistare Gloria.
L’ambizione, il bisogno di una guida spirituale e la
voglia di raggiungere il successo agognato, spingono Adrian
a dare credito ai consigli del critico, affatto disinteressati.
Ovviamente grazie alla sua influenza, Lulli riesce a far decollare
la carriera del giovane, ma nel contempo provoca una profonda
falla nella relazione tra Gloria e Adrian. In prossimità
di una mostra che dovrebbe sancire definitivamente l’ascesa
dell’ambizioso artista, la vita sentimentale va in frantumi.
Eppure l’ambizione vince sui sentimenti. Ancora attraverso
a Lulli, Adrian entra tra gli artisti in mostra alla Biennale,
ma mettendo in discussione anche la sua dignità artistica.
Come diceva Picasso: “I mediocri copiano, gli artisti
rubano”…
Quello di Rubini è un film (il nono) di genere, un
noir che riporta lo spettatore alle caratteristiche creazioni
cinematografiche degli anni Cinquanta. Ambientare un thriller
nel mondo dell’arte è una scommessa non facile
da vincere. Nonostante qualche scena di troppo e un finale
dove tutto sembra dover necessariamente chiudere il cerchio,
Rubini prosegue il suo percorso autoriale. Bella per esempio
la carrellata dentro la Biennale, mentre Scamarcio e la Puccini
si rincorrono. Step è cresciuto: l’espressività
di Scamarcio comincia ad imporsi sullo schermo con più
naturalezza. Ciò che invece manca ancora (?) a Vittoria
Puccini: attrice elegante ed algida, ha ancora addosso lo
stile enfatico di Elisa di Rivombrosa.
Di poco peso, infine, la presenza di Paola Barale nel cast.
[valentina venturi]