Per godere fino
in fondo il film tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi,
vincitore del Premio Strega 2006, bisogna dimenticare Michele
Apicella e le sue filosofie di vita. Nella pellicola diretta
da Antonello Grimaldi c’è, forse per la prima
volta, Nanni Moretti attore e non regista o intellettuale
di sinistra. Forse per la prima volta in scena c’è
l’interprete.
La vicenda vede Moretti al centro della pellicola. È
Pietro Paladini: un alto dirigente di un network televisivo,
che sta per fondersi con un colosso americano. Un giorno al
mare, mentre assieme al fratello Carlo (un Alessandro Gassman
perfettamente calato nel ruolo descritto da Sandro Veronesi)
sta salvando una sconosciuta, muore la moglie Lara, lasciandolo
solo con la figlia Claudia (Blu Yoshimi), di dieci anni. Per
tentare di attutire il dolore, il caos interiore che però
inspiegabilmente rimane calmo e non si palesa, una mattina
dopo aver accompagnato Claudia davanti scuola, decide di restare
davanti all’istituto per non farla sentire sola. O forse
per non sentirsi lui solo. Quello che sembra un atto spontaneo,
diventa la prassi.
E allora intorno a Pietro e alla panchina del parco - il suo
ufficio open space - cominciano a ruotare “gli altri”,
le persone che fanno parte della sua vita. il fratello; i
colleghi di lavoro Jean Claude (Hippolyte Girardot), Thierry
(Denis Podalydès); e Samuele (Silvio Orlando) angosciati
dall’imminente fusione della società; il tycoon
Steiner (non male l’apparizione di Roman Polanski nelle
vesti dello squalo americano); la cognata (Valeria Golino,
qui in un ruolo breve e forse poco riuscito); una ragazza
(Kasia Smutniak) che porta a spasso il cane e Eleonora Simoncini
(Isabella Ferrari), la donna a cui Pietro ha salvato la vita.
Rispetto a questo personaggio, nel libro vengono descritti
elementi chiave che porteranno alla scena di sesso che tanto
ha fatto scalpore. Nel film manca il nesso narrativo che spiega
il passaggio dal salvataggio, all’incontro sessuale
nella villa al mare. Ma soprattutto, se la scena fosse stata
interpretata da un altro, invece che dal regista di Ecce
Bombo, sarebbe passata sotto traccia. A questo proposito
l’autore del Il Caimano
ha dichiarato: “Non ricordo come abbiamo girato quella
scena, però a rivederla mi sembra riuscita bene. Del
resto, il sesso fa parte della vita e trovo strano che i media
gli diano tutto questo risalto”.
Nell’insieme è un buon film, supportato da un
cast nutrito e da una vicenda intensa. Costato oltre cinque
milioni di euro, è stato realizzato col contributo
del Ministero per i Beni e le attività culturali. Nanni
regge bene l’intero film, che Grimaldi consapevolmente
fa ruotare attorno a lui: “La sfida che ho raccolto
con questo film è quella di restare insieme al protagonista,
per la maggior parte del tempo, nello stesso luogo e provare
a non trasmettere mai la sensazione di staticità. Vorrei
essere riuscito a raccontare questa lunga attesa, restituendo
ciò che nel romanzo è così bene raccontato:
lo spaesamento di noi uomini “moderni” davanti
all’impossibilità di elaborare un lutto, senza
poter confidare né in una tradizione religiosa, né
in una laica”. Certo, tra letteratura e cinema le differenze
sono notevoli, soprattutto per i tagli, ma Sandro Veronesi
ha precisato: “Quando si fanno film da romanzi è
dovere degli sceneggiatori trovare il cinema che c’è
nelle pagine. Nel mio romanzo, con la sola semplicità,
si è trovato del buon cinema. Per esempio, nella scena
dei genitori che vanno a prendere i figli all’uscita
di scuola, che nel libro io condenso in una riga, nel film
diventa un’intera sequenza. Per me è stata una
grande lezione, ho capito che la semplicità è
un’arma risolutrice a volte”. Nell’attesa
che il dolore esploda, per Pietro Paladini al caos calmo si
presenterà la possibilità del risveglio. [valentina
venturi]