Ang Lee
dice che ognuno di noi ha una propria personale 'Brokeback
Mountain' nel cuore. Un posto segreto dove tornare, un traguardo
che cerchiamo di raggiungere senza risultato, l’ultima
illusione ma anche l’ultima ragione di vita, il sogno
(o utopia) di una connessione totale con un’altra persona.
Per Ennis e Jack, due rudi cowboys, Brokeback Mountain è
qualcosa di più di una ripida catena rocciosa su cui
pascolare le pecore. E’ il mondo in cui ritrovarsi,
amarsi, essere se stessi.
Siamo a Signal, in Wyoming, terra di bovari e musica country,
e siamo negli anni Sessanta, anni bui per l’omosessualità
(e la libertà in genere). In un mondo in cui il massimo
della vita è sposarsi, avere figli e magari farsi qualche
giro al rodeo e al drive in, non c’è posto per
due cowgays. Ennis e Jack questo lo sanno: sono sposati, hanno
figli e una vita “regolare”. Ma si amano. La passione
che li unisce è ben più forte delle regole ottuse
di una società che li vorrebbe imprigionati dentro
limiti definiti. Jack sembra capirlo ed è pure disposto
a vivere fino in fondo la sua passione (e pagherà sulla
propria pelle questa sua scelta), Ennis invece non è
pronto a seguire le sue vere pulsioni e resterà intrappolato
nel sistema (ma avrà sempre le montagne di Brokeback
nel cuore).
Tratto dal racconto breve di Annie Proulx, “Brokeback
Mountain” è il secondo film, dopo Il
banchetto di nozze, a carattere omosessuale di Ang
Lee. Ed è uno dei film degli ultimi anni che riesce
a raccontare meglio l’amore tra due uomini. Il paradosso
vuole che Lee non sia gay ma eterosessuale. Insomma una delle
migliori storie gay raccontate da uno che gay non lo è.
Esulando dai clichés più consueti sull’amore
tra maschi e evitando di scadere nella melassa tipica dei
drammi romantici (anche omosessuali ahimé) Lee riesce
a delineare bene i caratteri di due anime sole in un mondo
ostile, destinate ad una tragica complementarità, annientate
dalle aspettative superficiali dell’universo western
e machista. Leone
d'Oro alla 62 Mostra Internazonale d'arte cinematografica
di Venezia.
[marco catola]
Estate
1963. Ennis Del Mar e Jack Twist vengono assunti per guidare
un branco di pecore per le valli di Brokeback Mountain. Entrambi
reduci di un'infanzia solitaria e difficile, scoprono la passione
e l'affetto reciproco. All'inizio l'impulso sessuale sembra
rivivere in loro come fotocopia degli animali che hanno in
custodia. Ma piano piano si trasforma in qualcosa di più
e che va al di là delle loro aspettative. Finito il
loro periodo di lavoro, tornano alle rispettive vite, si sposano,
fanno figli, senza mai dimenticarsi.
Dopo 4 anni si ritrovano per cominciare una vita parallela,
in cui rifugiarsi. Solo in essa riescono ad essere veramente
partecipi e innamorati.
Un film tenero e insolito, in cui la figura forte e maschilista
del cow-boy viene profanata, viene smontata e abbandonata
per proporne una versione più romantica e sentimentale.
Il pregio del film è di aver creato un'atmosfera non
scabrosa, ma, al contrario, i due ragazzi riescono a suscitare
compassione e tenerezza. I bellisimi paesaggi custodiscono
il loro segreto e in essi vi fanno ritorno per
vivere momenti di affetto.
Film sul conflitto interiore, sulle costrizioni sociali. In
uno sfondo western, che Ang Lee lascia intatto come da tradizione,
con valli silenziose e disabitate,vengono raccontati sentimenti
taciuti e passioni represse di due omosessuali che non possono
vivere la loro condizione. Niente a che vedere con prove di
forza e piglio eroico. Non cavalcate nelle praterie e duelli
all'ultimo sangue. Solo due uomini smarriti e impacciati che
ritrovano l'un l'altro le loro parti perdute. Nonostante tutto
manca qualcosa perchè l'emozione entri veramente in
circolo e sconvolga. Il tutto resta sospeso in una parvenza
di normalità, senza picchi emotivi o sconvolgenti.
[sara lucarini]
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