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[sara
lucarini] |
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Autore |
E.
Annie Proulx |
Prima
edizione |
Baldini
Castoldi Dalai 1998 |
Pagine
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52 |
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Regia |
Ang
Lee |
Sceneggiatura |
Diana
Ossana, Larry McMurtry |
Fotografia |
Rodrigo
Prieto |
Montaggio |
Geraldine
Peroni, Dylan Tichenor |
Musiche |
DylanTichenor,
Gustavo Santaolalla |
Interpreti |
Jake
Gyllenhaal, Anne Hathaway, Heath Ledger, Randy
Quaid, Michelle Williams |
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Da un
minuscolo libro di appena 50 pagine, Ang Lee ha tratto un
film imponente di oltre due ore. “Brokeback mountain”
dell’autrice americana E. Annie Proulx narra la storia
di due ragazzi che nel 1963 lavorano insieme a guardia di
un branco di pecore. Tra la noia e la solitudine di quelle
immense valli, tra i due nasce una passione inaspettata. Ma
alla fine del lavoro, le loro vite si separeranno. Sposati,
con figli, si ritroveranno qualche anno dopo, per diventare
amanti tra le valli di Brokeback Mountain. Momenti di felicità
fino al più tragico dei finali.
Il piccolo libro racchiude tutta la forza e il sentimento
che poi esplodono (a metà) sullo schermo. La passione
arriva all’improvviso e colpisce lo spettatore sia visivamente
che mentalmente. Ti prende alla sprovvista. Due cow-boy (anche
se siamo negli anni del Vietnam e non del West) che oltrepassano
il limite e che si trovano a vivere il melodramma dell’intolleranza
culturale e sociale dell’America nell’arco di
vent’anni. Il libro è essenziale, non ci sono
fronzoli, ne descrizioni superflue, si va al punto, ci si
arriva in fretta e in mezz’ora si sono già divorate
quelle poche pagine. Commoventi. Strazianti. Alla fine viene
anche da chiedersi come possa tanta storia stare tutta là
dentro. Del libro Ang Lee ha preso la sua essenzialità,
i dialoghi buoni, la finezza psicologica. I due protagonisti
sullo schermo Jake Gyllenhall (Donnie
Darko) e Heath Ledger (Le quattro
piume, Casanova) sono
bravi e coraggiosi. La messa in scena è semplice, racconta
di vita quotidiana in fondo. Ma lo schermo ha bisogno del
sentimento. La macchina da presa non ha slanci, non si carica
della passione che hanno le pagine scritte. Il libro lascia
l’immaginazione aperta del lettore, gli permette di
cercare tutto. E di trovarlo. Uno schermo invece ha bisogno
di sentimento.Deve traspirare anima.
| recensione
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