Azur e
Asmar, due fratelli di latte allevati dalla stessa nutrice,
sono il primo biondo e francese, il secondo scuro e arabo,
si separeranno da bambini in Francia, si ritroveranno nel
Maghreb, uno inizialmente serberà rancore all’altro,
entrambi cercheranno di liberare la bellissima Fata dei Jinns.
Si salveranno la vita a vicenda.
Michel Ocelot, capostipite di una nuova generazione di registi
di film d’animazione francesi, si cimenta per la prima
volta con la tecnologia del 3D, un lavoro iniziato sei anni
fa e condannato ad avere un successo mondiale.
Tre sono i motivi che hanno spinto il regista francese a scrivere
questo film: il primo prende spunto dagli avvenimenti mondiali
degli ultimi anni – la scrittura della sceneggiatura
è stata iniziata poco dopo l’11 settembre –
ed è quello di dimostrare come si può vivere
insieme in armonia, arabi e cristiani. Il secondo motivo è
la trasposizione nella civiltà medievale islamica e
la sua rappresentazione: una società aperta e pacifica
che ben pochi conoscono. Il terzo motivo è quello di
confezionare un prodotto divertente per tutta la famiglia,
trasmettendo messaggi “alti”, di pace e di fratellanza.
L’autore di Kirikù e la
strega Karabà si serve di due lingue nella sua
ultima opera: il francese e l’arabo, quest’ultimo
volutamente non doppiato per creare quell’idea di differenza,
per svelare tutta l’armonia di questa esotica lingua.
Le scenografie curatissime di Anne-lise Lourdelet-koehler,
immaginano le civiltà arabe medievali in un tripudio
di colori pastelli e sfumature. Da un lato si attiene all’iconografia
esistente, dall’altro concepisce con la fantasia architetture
sfavillanti. Le musiche originali sono composte da Gabriel
Yared, musicista franco-libanese già collaboratore
di Godard, Costa-Gravas, Annaud e Minghella, Premio Oscar
per Il paziente inglese, che
per la prima volta si cimenta in un film di animazione. Musica
e scenografie sono la vera forza poetica del film insieme
all’uso che Ocelot fa del 3D, un impiego che mostra
uno stile particolare, con i suoi disegni semplici e poetici
– ormai quasi un marchio di fabbrica del cineasta francese
– che cercano la loro giustificazione nella tecnologia,
ma non vengono stravolti da un eccesso di spettacolarizzazione.
Si dimentica la tecnica per entrare nella storia.
Il film è prodotto da Christophe Rossignon, fondatore
della casa di produzione Nord-Ouest anch’egli all’esordio
nei film d’animazione.
Un film non solo per bambini, un ritratto appassionato di
un popolo e di una religione troppo spesso giudicati da chi
non la conosce. Un vero film d’autore. [simone
pacini]
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