Angel-A
id.
Regia
Luc Besson
Sceneggiatura
Luc Besson
Fotografia
Thierry Arbogast
Montaggio
Frédéric Thoraval
Musica
Anja Garbarek
Interpreti
Jamel Debbouze, Rie Rasmussen, Gilbert Melki, Serge Riaboukine
Anno
2005
Durata
90'
Nazione
Francia
Genere
commedia
Distribuzione
01 Distribution

Un uomo incontra una donna a Parigi… Con questo incipit semplice e asciutto, Luc Besson torna alla regia a sei anni dalla sua ultima fatica dietro la macchina da presa La Passione di Giovanna d’Arco (1999), con una favola moderna, una storia di cadute e redenzione, un racconto morale a due personaggi, un cielo sopra Parigi.
André è un piccolo truffatore magrebino con passaporto americano vinto alla lotteria nazionale, indebitato sino al collo a causa di affari andati a male. Ha solo poche ore di tempo per restituire i soldi a tutta la mala parigina, prima di finire scaraventato dalla Torre Eiffel o gettato nella Senna con pesi non convenzionali addosso. E’ piccolo di statura, moro ed una sfortuna che lo perseguita manco fosse Paolino Paperino. Angela è una donna bellissima, altissima, biondissima; l’aspetto aureo la mostra come un angelo, con una grande fiducia in se stessa e quell'aria da baldracca che fa perdere la ragione ad ogni uomo le si ponga davanti.
La storia inizia sul ciglio di uno dei tanti ponti
che decorano la Senna, medesimo luogo dove, seguendo una costruzione lineare e circolare del racconto, si consumerà l’epilogo a metà strada tra sogno e realtà. Intorno a loro, gangster da fumetto ed atmosfere parigine alla Ameliè con immagini che sono un vero e proprio atto d’amore per una città grazie al bianco e nero del direttore della fotografia Thierry Arbogast (qui alla quinta collaborazione con Besson) che ricordano Manhattan di Woody Allen e Il Dottor Stranamore di Stanley Kubrick.
La morale del film, esplicitata con tutta la rudezza di cui Besson è capace, è semplice quanto banale: la bellezza è dentro ognuno di noi. Facile a dirsi se sei una stanga di un metro e ottantasei, bionda e con due gambe che non finiscono più, sembra pensarla il povero Andrè e noi con lui. Ma come in ogni favola dei buoni sentimenti, lui scoprirà la sua bellezza interiore dichiarandosi il proprio amore in una delle scene più struggenti mai viste (?) mentre lei scoprirà che amare se stessi non basta per affermazione come individuo. L’amore bisogna saperlo dare e aprirsi verso gli altri per riceverne in cambio. All you need is love... cantava un gruppettino pop inglese qualche anno fa!
La lezioncina ci viene impartita dal regista francese attraverso uno sounto narrativo buono per un mediometraggio, in cui la mancanza assoluta di azione viene compensata da un uso, ma meglio sarebbe dire abuso, della parola che illustra e spiega ogni cosa con pedanteria ed accademismo, con una serie di dialoghi che sono un concentrato di banalità, stereotipi e frasi fatte.
Una tipologia questa di cinema molto pericolosa, ad alto rischio di noia. Nel 1995, Richard Linklater girò un film simile, basato sul cazzeggio di due ragazzi, incontratisi un giorno per caso a Parigi, Prima dell'alba. Costruito praticamente sul nulla, il film si rendeva gradevole alla visione grazie ad una leggerezza ed intelligenza di scrittura che qui invece manca completamente. la lezione di Linklater non è stata fatta sua da Besson, che quindi rimandiamo a studiare e lo aspettiamo per gli esami di riparazione a settembre.
[fabio melandri]

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