A
come amore: quello di Vitttorio (Claudio Bisio), ragazzo cinquantenne
per il proprio lavoro, per la giovane amante e forse per l’ex
moglie; di Lele per la moglie Silvia (Claudia Pandolfi) all’interno
di un matrimonio che non funziona più come una volta;
di Piero, ossessionato da una pianificazione asfissiante della
vita, per la fidanzata Martina.
B come bugie: quelle che racconta e che raccontano a Vittorio,
con un’azienda sull’orlo del fallimento a causa
di cattivi consigli da presunti amici; quelle di Martina per
una gravidanza inaspettata; quelle di Adam, figlio di Vittorio,
per un’amicizia da proteggere a tutti i costi.
C come calcetto: Vittorio il condor con il gol come vocazione,
Lele il mediano generoso, Adam il portiere che vive in difesa
la sua vita, Piero con l’ossessione per gli schemi manco
fosse Zeman, Filippo il consulente rampante, cinico e senza
pietà, che punta alle caviglie e poi tende la mano
dicendo “scusa volevo prendere la palla”, Venezia
l’operaio con il debole per il dribbling alla Bruno
Conti, Mina il giornalista divorziato ed ex giocatore tabagista
e noto per le punizioni devastanti di cui è capace.
Sette maschi fuggono dalle loro pressanti mansioni quotidiane
per godersi un’ora di battaglia primordiale. Sono i
componenti di una squadra amatoriale di calcetto. Grazie a
questa storia le donne potranno finalmente capire il perché
e sbirciare nei segreti di uno spogliatoio, per scoprire che
anche lì, in fondo, sono loro a dettare le regole.
Infatti, seguendo il detto “in campo come nella vita”,
il destino della squadra segue di pari passo le avventure
sentimentali dei nostri protagonisti. Tanto che il Mister,
più che di schemi dovrà occuparsi di cuori.
Ciascuno di loro ha del talento e dei punti deboli e vive
di improvvise illuminazioni e facili errori. Si scontrano,
si rincorrono, si divertono, si consolano e il calcetto è
sempre lì. Irrinunciabile, come l’amore.
Film corale per Luca Lucini, alla sua terza prova cinematografica
dopo 3 metri sopra il cielo e
L’uomo perfetto, in cui
5 storie si incontrano, scontrano, intrecciano in un groviglio
fatto di amori, delusioni, affetti, incomprensioni, bischerate
e partite di pallone che svelano un universo di personaggi
ben delineati nei caratteri e nelle psicologie che divertono,
commuovono, seducono e fanno riflettere.
Un cast eterogeneo e ben assortito ci accompagna all’interno
delle storie che nelle loro diverse coloriture convergono
in modo omogeneo in quel punto centrale che sono le partite
di pallone in cui gli snodi narrativi si formano, maturano
per poi dipanarsi nelle più svariate direzioni.
Claudio Bisio dimostra di aver raggiunto una maturità
recitativa che lo pone come uno dei più versatili attori
del panorama italiano; Filippo Nigro nel ruolo di Lele che
per la famiglia abbandona il lavoro per cimentarsi nel ruolo
di casalingo, disegna un personaggio sfaccettato e commuovente;
Giuseppe Battiston, nel ruolo di Mina e di saggio e narratore
delle vicende umane colora il proprio personaggio di venature
malinconiche che lo rendono difficile da dimenticare.
Tra le donne Claudia Pandolfi, finalmente in un ruolo leggero,
mostra una verve che dovrebbe essere maggiormente sfruttata
dai registi di casa nostra mentre Angela Finocchiaro, lontano
dai ruoli “piaciosi” in cui era stata rilegata
recentemente, mostra una leggerezza che contamina l’intera
pellicola.
Non siamo di fornte ad un capolavoro, ma davanti ad una commedia
onesta, divertente, ben girata e recitata, in cui ognuno di
noi può ritrovare un pizzico di se stesso, tra molte
risate e qualche lacrima. [fabio
melandri]