Stefan Ruzowitzky nasce a Vienna nel 1961. Studia Teatro
e Storia e frequenta corsi e seminari sul cinema tenuti
da Syd Field, Zdenek Mahler e Vilmos Zsigmond.
Nella prima metà degli anni ’80, lavora
nel teatro come regista e scrive sceneggiati per la
radio austriaca ORF. Dal 1987, Ruzowitzky lavora come
regista e autore televisivo, realizzando anche pubblicità
e video musicali.
Nel 1996, esordisce come regista cinematografico con
Tempo, che gli vale l’anno
seguente il premio Max Ophuels. Il suo secondo film,
The Inheritors (1997),
viene venduto in 50 paesi e presentato a numerosi festival
cinematografici di tutto il mondo, aggiudicandosi molti
premi come il Tiger Award a Rotterdam. The
Inheritors è anche la candidatura austriaca
del 1999 come miglior film in lingua straniera per l’Oscar.
Da allora ha diretto: Anatomy
(2000), All the Queen's Men
(2001) e Anatomy 2 (2002).
Tutti i suoi film precedenti hanno
una cosa in comune: sono molto diversi e IL FALSARIO
- OPERAZIONE BERNHARD è anche molto diverso dagli
altri.
A prima vista sembrerebbe, ma in realtà
mi concentro sempre sul mio tema preferito: l’idealismo.
Da TEMPO a THE INHERITORS ad ANATOMY – nei miei
film ci sono sempre giovani eroi che entrano in un nuovo
mondo pieni di idealismo, ma sono sempre costretti dalla
sua malvagità a riesaminare il loro concetto
della vita.
IL FALSARIO - OPERAZIONE BERNHARD non si discosta pur
avendo un approccio diverso. Non avevo mai trattato
della tensione tra l’idealismo e il pragmatismo
in una maniera così drammatica ed esistenziale.
Qual è l’origine
di questo film?
In questo caso si può veramente dire che
il tema è venuto a cercare me: nello spazio di
due settimane, il tema mi è stato proposto da
due case di produzione, indipendenti l’una dall’altra.
Era un chiaro segno del destino!
Come è avvenuto il suo
contatto con Adolf Burger?
Per me, senza dubbio, il momento più emozionante
è stato quando Burger e Plappler, gli ultimi
sopravvissuti, sono venuti sul set. Mi resi conto che
non stavamo solo facendo un film – questa era
storia, era veramente accaduto -, e questi due uomini
avevano vissuto questa tragedia. Mentre venivano sul
set, i due novantenni avevano litigato sul fatto che
il Kommandant delle S.S. del laboratorio di contraffazione
fosse un assassino oppure un salvatore. Pensai: è
proprio di questo che parla il film!
Come descriverebbe la situazione
in cui si trovarono i falsari ?
Secondo me si tratta soprattutto di domande universali
e contemporanee. Ed è questo che mi ha affascinato:
è possibile giocare a ping pong in un campo di
concentramento quando a pochi metri di distanza vengono
torturate e uccise delle persone? Non è molto
diverso dal chiedersi: è possibile fare una vacanza
all-inclusive in un posto dove a poca distanza la gente
muore di fame? È possibile godersi la propria
vita agiata e sicura davanti a tutta la sofferenza che
c’è nel mondo?
La narrazione de IL FALSARIO -
OPERAZIONE BERNHARD è eccitante, quasi come un
film d’avventura. Aveva qualche riserva a presentare
un tema simile in questo modo?
Per un pubblico moderno, un rabbioso “È
andata così!” non basta più. Dobbiamo
parlare dell’Olocausto e abbiamo un obbligo morale
a farlo in un modo che raggiunga più spettatori
possibile.
Quindi sì, un film sull’Olocausto dovrebbe
essere eccitante e divertente, nel senso migliore della
parola. E IL FALSARIO - OPERAZIONE BERNHARD è
anche un film divertente.
Perché il suo film si conclude
in modo così conciliatorio? È una concessione
per il pubblico?
È chiaro che Burger e Sorowitsch –
come tutti i sopravvissuti del campo di concentramento
– avrebbero dovuto convivere con questa esperienza
per il resto della loro vita, chiedendosi perché
sono sopravvissuti quando così tanti altri hanno
dovuto morire, e se non avessero potuto o dovuto fare
di più. Come regista non ho il diritto di rimproverare
al mio eroe Sorowitsch di essere sopravvissuto in un
campo di concentramento per sei anni – sarebbe
del tutto immorale. Per questo il film deve accontentarsi
di un finale felice.
Ha un interesse particolare per
l’era nazista?
Quando si vive in un paese come l’Austria,
dove i partiti populisti di destra FPÖ e BZÖ,
con la loro intollerabile vicinanza all’ideologia
nazista, si prendono circa il 20% dei voti e possono
quindi partecipare attivamente al governo del paese
- il che è altrettanto intollerabile –
si ha l’urgente esigenza di affrontare questo
tema.