Paul Haggis
[dichiarazioni raccolte da matteo cafiero]

Partiamo dal titolo, "Nella valle di Elah" è un titolo molto particolare. Da dove le è venuta l'idea del titolo? Cosa ha voluto raccontare con questo film?
Come viene raccontato anche nel film, Elah è la valle dove si sfidarono secondo la Bibbia, Davide e Golia. I soldati si sentono dei David, ma quando arrivano in Irak si rendono conto di essere dei Golia e quando tornano a casa si sentono distrutti. Ecco perché l'ho chiamato così il film, questo è il senso del titolo. La conclusione lavorando al film, è che queste persone sono fondamentalmente buone, se fossero così cattive non sarebbero sconvolte dalle atrocità a cui assistono. Rispetto alle guerre precedenti, è aumentato il tasso dei suicidi tra i reduci, per non parlare di quelli che si sfogano con le moglie, massacrandole.

In questo film lei racconta la perdita del confine tra il bene e il male, i personaggi non distinguono più ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Secondo lei è un problema degli effetti della guerra in generale o di questa in particolare?
In tutte le guerre si paga un prezzo. In questa ce ne sono molte tra i civili. Non volevo raccontare la perdita dell'anima di questi soldati. Dalle ricerche che ho fatto per i film su Iwo Jima viene fuori che i veterani erano soldati che avevano combattuto contro altri soldati, ed è più facile combattere contro un uomo in uniforme, ma qui è diverso. Qui entri in un villaggio, getti la granata e solo dopo ti rendi conto che sono morti donne e bambini. L'America tende a utilizzare il potere in maniera scorretta, ma d'altronde qualsiasi altra nazione al suo posto farebbe lo stesso dopo tanto tempo che sta al comando. L'Italia non ha avuto per fortuna un passato coloniale così lungo, mentre in Francia ancora vediamo le conseguenze delle guerre che hanno avuto in Algeria e negli altri stati africani. In generale è più facile parlare della politica di un altro paese.

Secondo lei il cinema può cambiare l'opinione della gente? Cosa pensa dello sciopero in corso degli sceneggiatori a Hollywood?
Nel Midwest e negli stati del sud "Nella valle di Elah" è andato molto bene mentre non si può dire lo stesso delle grandi città nel resto degli Stati Uniti, perché il film parla delle famiglie che mandano i figli al fronte e statisticamente queste famiglie sono più numerose nel sud. Quindi questo film parla direttamente a loro, alla loro tragedia, al loro dolore. Io spero che quello che vediamo nel film succeda anche alle loro famiglie, è la storia di un veterano che pensa che cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Alla fine il protagonista interpretato da Tommy Lee Jones apre gli occhi su quello che succede, spero che sia così anche per le altre famiglie, ma non posso saperlo. Mi auguro piano piano che la gente lo vede, il messaggio diventi universale. Per quanto riguarda quello che sta accadendo a Hollywood, io sono in sciopero e sono fiero di esserlo. Negli Stati Uniti non abbiamo il copywright, non c'è un organismo come la SIAE in Italia che ci tutela. Io guadagno tanti soldi, ma ce ne sono tanti di sceneggiatori meno fortunati di me e io lotto per loro, per difendere i loro diritti. La nostra lotta non è contro gli studios, ma contro le corporation soprattutto per lo sfruttamento dei nuovi media. E tutto quello che chiediamo è avere una fetta della torta. Si aprono e si sono aperti nuovi mercati, ma le corporation ci dicono no e no. Si oppongono. Ad esempio, parliamo della vendita dei dvd. Un dvd in America costa tra i trenta e i quaranta dollari e se noi chiediamo di guadagnarci otto dollari invece di quattro centesimi, loro ci rispondono che se ce lo concedessero, fallirebbero. Tutto ciò è assurdo e ingiusto.

Cosa ne pensa dei nuovi media, delle possibilità che ha la gente di documentarsi direttamente andando a cercare le notizie su internet?
Non so se Internet è il luogo dove trovare la verità, ma sicuramente sul web ci troviamo tante notizie corrette o no che siano. Internet è uno strumento cinico per attaccare le persone perché nella rete siamo anonimi, possiamo nasconderci dietro un'identità fittizia.

Lei ha sceneggiato l'ultimo film di Bond, Casino Royale e sta scrivendo quello nuovo. Cosa la affascina al personaggio e cosa pensa del suo autore Ian Fleming di cui ricorre quest'anno il centenario?
Adoro scrivere per Bond, pensavo fosse una follia. Ero qui in Umbria quando mi hanno contattato da Hollywood per ingaggiarmi e gli ho chiesto "Ma voi avete visto i miei film? Potrei distruggere Bond per sempre e per chiunque!!" Mi hanno risposto che li avevano visti e proprio per questo sapevano meglio di me che ero adatto a scrivere le sceneggiature. Ho affrontato la figura di Bond come se fosse un qualsiasi altro personaggio. Per me non è un cartone, non volevo mostrare Bond che saltava e sparare e rimorchiava qualche bella ragazza. Per me Bond è un uomo e gli ho posto la stessa domanda che pongo ai miei personaggi "Cosa significa per te uccidere? Qual è il costo umano che devi affrontare? E cosa succede tra te e le donne?" Bond vive dentro una corazza e quando una donna gli spezza il cuore la richiude e va avanti. Scrivendo per Bond mi sono scoperto romantico e cinico. Per me Fleming è un grande scrittore, ha inventato la spy story ma prima di lavorare per Casino Royale ammetto che non era uno dei miei scrittori preferiti.

In molte scene della Valle di Elah vediamo Tommy Lee Jones al momento del risveglio, che combatte i suoi demoni prima di affrontare se stesso. Che significato ha voluto trasmettere con queste scene?
Sicuramente si sveglia molto lentamente, è un uomo che mantiene il controllo, lo vediamo attraverso una sua ritualità, come per difendersi dal caos in cui è piombato.

Quali sono le differenze rispetto a Crash?
Quando lavoro sui personaggi, quando penso a loro penso a me stesso. Io mi considero una persona molto cattiva ma che compie delle cose buone e penso che la gente sia così ovunque. Siamo essere umani e non devo guardare troppo lontano da me per raccontare gli esseri umani. Nella valle di Elah è un film molto diverso da Crash, ha un altro stile, è la classica tragedia americana. Secondo me la forma dev'essere funzionale al contenuto. Io volevo raccontare la tragedia americana e per raccontarla al meglio ho guardato molto i film di John Ford ma anche quelli di Antonioni. Crash era diverso e avevo scelto un altro stile.

Verso metà film Charlize Theron è costretto a girare con un cerotto al naso. C'è un qualche riferimento a Jack Nicholson e a Chinatown di Polanski?
Beh non ci avevo pensato, ma quando abbiamo girato quelle scene Charlize ha voluto fare un omaggio a Nicholson, si sentiva molto sicura di sé, molto maschiaccio con quel naso rotto. Forse è stato il mio inconscio cinefilo a mostrarla così.

Lei è lo sceneggiatore anche degli ultimi film di Clint Eastwood, ci può dire se c'è stata una collaborazione anche per questo suo film tra di voi?
Clint è semplicemente il motivo per cui questo film è stato fatto. Avevo appena finito di girare Crash e mi ero subito messo a lavorare su questo soggetto. Mi ero imbattuto in questo articolo che raccontava di una famiglia distrutta dalla guerra in Irak e volevo farne un adattamento. Ero andato in giro per gli studios, tutti leggevano la storia ma nessuno si fidava. L'ho fatto leggere a Eastwood e mi ha detto che era molto bello e che gli piaceva tanto, ma nel 2004 era un materiale difficilissimo. Si è dato da fare, mi ha fatto avere i diritti per l'articolo, ha fatto diverse telefonate e ha mobilitato molte persone. Lo ha fatto vedere a Spielberg e a Oliver Stone e tutti lo trovavano fantastico. Era un periodo in cui gli americani tenevano le bandierine americane fuori alle finestre e gli adesivi sulle macchine. Io volevo fare qualcosa per aiutare questi ragazzi e queste ragazze, raccontare la verità su quello che succedeva quando tornavano a casa dal fronte.

Il film è molto duro e racconta una realtà dura. In America c'è stata qualche polemica sulla bandiera rovesciata? Voleva dire che anche l'America ha bisogno di aiuto?
Si qualcuno si è offeso, ma vorrei mantenere il mistero sul film, non voglio raccontare tutto, visto che dopotutto è un giallo e non si deve sapere tutto fino alla fine. Queste persone che si ritengono tanto patriottiche e si sentono offese dal film sono idiote. Io mi ritengo un patriota e amo il mio paese. L'America è un grande paese finché la gente potrà contestare i propri leader. Noi critichiamo i popoli che seguono ciecamente i propri leader. Ho cercato di fare un film che fosse politico, che parlasse di politica ma che non fosse di parte. Io non penso che un film possa cambiare di tanto la mentalità della gente. Se tu eri contro la guerra, non penso che andrai a vederlo ma se tu eri a favore, beh vedi le conseguenze. Ma noi ora al governo non abbiamo dei repubblicani. Io ne conosco tanti di repubblicani che sono contrari alla guerra, al governo abbiamo dei neocon e i neocon sono fascisti.

La scena dove è avviene il delitto ricordava molto quella analoga di Crash.
Ah interessante, io non l'avevo notato, sì ha ragione... è come se stessi facendo sempre lo stesso film.

Nel film vediamo sempre soldati e veterani, tranne un momento sullo sfondo, il protagonista guarda la tv e sente il presidente che parla alla nazione. Si è trattato di una scelta voluta?
Molti dei personaggi che vedete nel film sono veterani, non sono attori ma soldati veri che hanno partecipato alla guerra. Molta gente si è arruolata dopo l'11 settembre perché credevano che quella fosse la cosa giusta da fare in quel momento. Ma poi i politici hanno cinicamente sfruttato la buona fede di questi ragazzi. Ma anche io devo vergognarmi perché sono sceso in piazza per manifestare contro la guerra, mi devo vergognare perché quei ragazzi combattono anche per me. Nel film non si vedono mai i responsabili, innanzitutto perché era troppo facile dire Bush ha sbagliato, poi perché è un film giallo e i film in generale non devono mai "dire" le cose, ma farle sentire al pubblico. Io volevo che il pubblico sentisse una morsa che crescesse sempre di più fino a farlo soffocare. E per raggiungere tale obiettivo, ho scelto di raccontare la storia dal punto di vista del personaggio più scomodo, un veterano che crede nel suo paese ed è solo attraverso il percorso che la gente prenderà coscienza delle proprio scelte. Un film secondo me è diverso dal documentario, deve emozionare la gente. Vedete io questo film non l'ho fatto per voi, ma l'ho fatto per la gente che manda i figli laggiù, che non vuole ripensare a quello che fa e tutto quello che posso sperare è di impedire una prossima guerra se il film avesse più successo.

Cosa pensa dei ruoli femminili? Può dirci qualcosa a riguardo della giornata internazionale contro la violenza delle donne?
Io racconto storie. Ma è pur vero che tutto quello che vedete nel film è vero, tranne per la donna che muore affogata. Tutte le storie che si vedono nel film sono prese da fatti realmente accaduti. Ma l'episodio della donna era inventato. Dopo che avevamo finito il film un mio collaboratore mi ha mandato un articolo in cui si parlava di un uomo che tornato dall'Irak aveva affogato sua moglie... L'unica cosa che era romanzata si è rivelata vera. Questa gente è disturbata e se la prende con le persone che gli sono più vicine. Per quanto riguarda il personaggio di Charlize Theron, lei lavora in un mondo dove dominano gli uomini e per reagire, deve scendere a patto con se stessa e tirar fuori la grinta.

 
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