Carmine
Amoroso (nella foto a destra) è nato in Abruzzo
nel 1963. Agli inizi degli anni ’80 si è
trasferito a Roma dove si è laureato in Lettere.
Ha scritto e diretto varie inchieste giornalistiche. Come
scrittore è presente in diverse antologie di racconti
e come sceneggiatore ha collaborato con Suso Cecchi D’Amico,
Ugo Pirro, Lina Wertmuller. E’ autore della sceneggiatura
Parenti Serpenti regia di
Mario Monicelli, film acclamato da pubblico e critica,
e dell’omonima pièce teatrale (da otto anni
in scena ininterrottamente in Italia e in Spagna ). Nel
1996 ha scritto e diretto Come mi
vuoi co-produzione italo francese (in Francia Embrasse-moi
Pasqualino) primo film italiano a tematica transgender,
in cui ha lanciato la coppia Monica Bellucci - Vincent
Cassell, divenuta poi celebre in tutto il mondo.…
Come
è nata l'idea di "Cover Boy?
Alla fine degli anni 90 ho vissuto per circa due anni
in Romania. E qui oltre a vivere direttamente il dramma
di chi voleva emigrare nei paesi occidentali, mi sono
reso conto che la rivoluzione che nel 1989 aveva abbattuto
Ceausescu, non era stata una vera rivoluzione partita
dal popolo ma un colpo di stato.
Immigrazione e rivoluzione sono stati quindi i primi tasselli
della storia. Produttivamente poi è stato un incubo,
nel 2002 ci era stato accordato dal ministero dello spettacolo
un finanziamento che, successivamente, col decreto Urbani
- governo Berlusconi - ci è stato decurtato del
75%!!! Ciò ha voluto dire girare il film con pochissimi
soldi, e cambiare gran parte della sceneggiatura. La cosa
ancora più grave è che abbiamo dovuto eliminare
tutta la parte riguardante i fatti dell ’89. Per
me è stata una vera e propria forma di censura.
Cosa ha voluto mettere in
risalto nel film?
Il film è la storia di una amicizia ma è
anche un film denuncia sul problema dell’immigrazione,
del precariato, della povertà. E di come questi
problemi influiscono sui destini delle persone, sulla
loro vita, sulla propria affettività. Ioan è
un immigrato che viene in Italia per tentare di cambiare
il proprio destino. Michele è un italiano sconfitto
dalla precarietà nel lavoro. Questi problemi naturalmente
investono anche la loro vita affettiva. E’ difficile,
per chi già vive un disagio sociale, vivere serenamente
i propri affetti, la propria sessualità.
Come è stato girato
il film?
Abbiamo girato in HDV, con due piccole camere Sony. Siamo
stati fra i primi al mondo ad usare questa nuova tecnica
digitale per un lungometraggio. Una scelta che si è
poi rivelata preziosa considerato i pochissimi mezzi economici
che avevamo a disposizione e le 5 settimane disponibili.
Spesso abbiamo girato come fosse un documentario. In molte
scene i protagonisti sono stati letteralmente catapultati
nella vita reale. Sotto molto aspetti è un film
sperimentale. Per questo devo ringraziare la produzione,
la troupe e in modo particolare il direttore della fotografia,
Paolo Ferrari.
Oggi si parla molto di immigrazione,
e di quella rumena in particolare, cosa ne pensa?
Così come racconto nel film, in un sistema in cui
l’unico generatore di tutti i valori è diventato
il profitto, l’immigrato non è visto come
una persona, ma come una semplice merce che può
essere utilizzata a seconda delle circostanze. E quando
non seve più diventa un rifiuto di cui sbarazzarsi.
Poi c’è una cosa che mi preme dire, una cosa
che continuiamo a vivere ogni giorno e di cui ho terrore:
quando la politica e i media si coalizzano per aizzare
la gente nel pregiudizio e nel razzismo. Come è
accaduto qualche mese fa con il delitto di quella povera
signora a ponte Milvio. In quel momento non una persona
ma tutta una comunità è stata criminalizzata.
Una vergogna. Innanzi tutto perché la responsabilità
di chi commette un reato è sempre individuale e
mai collettiva, che è il fondamento di
uno stato di diritto. E poi perché, per far presa
sul pubblico, non si distingue mai tra cittadini romeni
immigrati e rom tzigani che sono arrivati in Italia perché
nel loro paese sono vittime di ogni sorta di soprusi e
privati dei più elementari diritti civili.
Come è cambiata la
società rispetto alle tematiche che ha affrontate
nel suo film precedente "Come Mi Vuoi"?
Come Mi Vuoi è stato
il primo film a tematica “transgender” del
cinema italiano. All’epoca assolutamente non compreso
e boicottato oltre che dalla chiesa anche da parte di
una certa critica,,probabilmente in quel periodo poco
attenta a queste problematiche. La conseguenza è
stata che Medusa video, che ne deteneva i diritti di sfruttamento,
non l’ha mai fatto uscire né in vhs né
in dvd. In poche parole l’hanno fatto scomparire.(Ad
oggi non c’è più una copia del film)
E pensare che avevo fatto esordire non solo la coppia
Bellucci-Cassel, che è poi diventata un simbolo
del cinema mondiale ma anche Vladimir Luxuria diventata
il primo parlamentare transgender. Comunque sia rispetto
ad oggi penso che le cose non siano affatto cambiate.
E’ forse cambiato qualcosa sul problema dei diritti
civili? Sulle coppie di fatto? Non mi pare.
Perché il film esce con oltre un anno e mezzo di
ritardo?
Perché il cinema italiano, così come il
nostro sistema televisivo vive in un sistema di duopolio.
Se non sei prodotto o distribuito dalla Rai o da Mediaset,
sei tagliato fuori. Da tutto. Se non fosse stato per l’Istituto
Luce, che ci ha creduto e sostenuto, non saremmo mai usciti.
E anche se usciamo con pochissime copie io li ringrazio
uguale.
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