Il suo mese in Uganda:
che esperienza è stata?
Era la prima volta che andavo in Africa. Ha qualcosa
di speciale, di magico. Qualcosa che ti rimane dentro,
che ti porti dietro anche quando te ne vai.
Che ci dice di questo
Oscar?
E’ raro vedere un riconoscimento così alto
del proprio lavoro, e ne sono orgoglioso. Non ho aspettative
particolari, sarà sicuramente un ottimo modo
di passare la serata con la mia famiglia e i miei amici.
Cosa le ha lasciato l’interpretazione
di un personaggio così complesso?
Ogni personaggio è assolutamente unico, per cui
bisogna avere sempre un approccio diverso nell’interpretarlo.
Ho dovuto fare una grande ricerca, perché un
personaggio così ti impegna sia a livello tecnico,
sia a livello di spirito, di sentimento. Così
come il mio, anche tutti i candidati all’Oscar
hanno dato qualcosa di importante, di unico, nella costruzione
del proprio personaggio.
Lei che è stato
in Uganda ci potrebbe dire come il popolo ugandese percepisce
Amin, come se lo ricorda?
Molti riconoscono che lui ha cercato di cambiare le
cose nel suo paese, che ha cercato di puntare tutto
sul proprio popolo, ma d’altra parte si rendono
conto anche delle terribili atrocità da lui commesse.
E’ controverso, perché d’altronde
è uno dei pochi leader africani ad aver rifiutato
qualsiasi appoggio e influenza da parte degli occidentali.
Per la prima volta alla
Casa Bianca potrebbe correre un candidato di colore,
Baraci Obama. Che ne pensa?
Obama ha delle ottime possibilità. E’ uno
che parla in modo chiaro e onesto. La strada gli è
stata aperta da Powell e dalla Rice, che hanno ricoperto
incarichi fondamentali nelle ultime due amministrazioni.
Lei che ne pensa della
figura di Amin?
Era un soldato, tutte le sue azioni scaturivano dal
suo essere soldato. Finchè stava nell’esercito
aveva qualcuno che gli indicava chi fossero i nemici.
Quando si è ritrovato Presidente se li è
dovuti cercare da solo, spesso inventare
Ma non crede che fosse
anche un dittatore?
Whitaker: Ah si, assolutamente!