Il venditore di fumo

[fabio melandri]

Aaron Eckhart in Thank You For Smoking

Esordisce da protagonista sul grande schermo con il discusso Nella compagnia degli uomini (1997), con la regia di Neil Labute, di cui diventerà “attore feticcio”, interpretando tutti i suoi film. Dimostrando una capacità di adattamento al personaggio assolutamente polimorfica, ingrassato e irriconoscibile, interpreta Amici e vicini (1998) e Betty Blue (2000) sempre di Labute. Il riconoscimento mondiale arriva nel 2000, quando affianca Julia Roberts nel pluripremiato blockbuster Erin Brokovich (2000): il personaggio di George, rude motociclista dal cuore tenero, fa breccia nel pubblico femminile e l'attore acquista finalmente una fama e una visibilità internazionali.
Tra i suoi lavori più recenti Possession (2002) con Gwneth Paltrow, The core (2003) e Suspect zero (2003).

Mr Eckhart una domanda è d’obbligo, lei fuma?
No, ho smesso quattro anni fa. Tengo a precisare che questo non è un film sul fumo, tanto che non si vede mai qualcuno che fuma o una sigaretta accesa.

Nick, il personaggio da lei interpretato, difende il suo mutuo da pagare o la libertà delle perosne di scegliere con la propria testa?
Sicuramente la seconda ipotesi. La Big Tabacco (la corporazione che raccoglie le principali aziende produttici di sigarette, NDR) è un’associazione legale, come fumare è un’attività legale. I fumatori hanno quindi tutto il diritto di essere difesi. Nick ama parlare, convincere attraverso l’argomentazione, difendere attraverso l’uso della parola ogni causa, quella dei fumatori come quella dei produttori di telefoni cellulari come si vede nel finale.

Il film è già uscito con un certo successo negli Stati Uniti. Come ha reagito la gente davanti a questa pellicola?
Due le cose che mi sono accadute dopo l’uscita di Thank You For Smoking. Mi sono recato un giorno dal mio medico che ha una figlia fumatrice, la quale dopo aver visto il film ha smesso di fumare e per questo mi ringraziava. Un’altra volta passeggiando per le strade di New York, ho incrociato un ragazzo che mi ha fissato, non proferendo parola. Ha solo tirato fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e me le ha mostrate fiero ed orgoglioso. Sono visto come un paladino contro il fumo e nello stesso tempo una persona capace di rappresentare i fumatori, una categoria che è stata fortemente ghettizzata. Questo è un piccolo film indipendente con un umorismo cattivo, dark e che ci ha permesso una grande libertà sui contenuti della pellicola.

Quanto c’è di vero sul fatto che anelli di fumo spaziali dopo una scena di sesso tra Brad Pitt e Catherine Zeta-Jones possano valere circa 28 milioni di dollari?
Mi sono trovato un giorno in macchina con Catherine e le ho raccontato questa scena. Lei era molto divertita dall’idea. Ad Hollywood accadono veramente conversazioni come quelle riportate nel film, da parte di agenti come quelli interpretato da Rob Lowe, e si vestono con i kimoni e vivono in case-uffici che sembrano musei. Naturalmente non posso fare nomi… ma ciò che viene raccontato nel film non è così raro che accade.

La sua filmografia è piena di ruoli estremi in opere indipendenti e personaggi bidimensionali dei bolckbuster a cui a partecipato. Come fa a convivere con queste due dimensioni?
Nei film indipendenti i personaggi sono più interessanti, complessi, pericolosi, conflittuali; spesso e volentieri ti chiedono di interpretare degli anti-eroi. I blockbuster invece sono opere condannate a guadagnare tanto e subito per rientrare degli alti costi di produzione. Se un film che interpreti non incassa, poi è difficile che ti richiamino, mentre la cinematografia indipendente ti ricorda di essere un attore. Io spero di continuare a frequentare entrambe queste due dimensioni, e magari di fare film romantici come quello che ho appena finito di girare con Catherine Zeta-Jones.

Qual è a suo giudizio il valore morale del film?
Il personaggio di Nick ha una moralità flessibile. Fondamentalmente è un venditore e la sua immoralità è la manipolazione dell’uomo, come quella messa in atto nei confronti dell’uomo Marlboro. Credo che sia chiaro nel film che quello che Nick fa non sia ne giusto ne corretto.

Nick è un comunicatore. Si è ispirato a qualcuno in particolare?
Ho visto come si comportano i venditori ed i politici, l’energia che mettono nelle cose che fanno ed il sorriso perennemente stampato sulla faccia. Ho chiesto a Jason (Reitman, il regista NDR) la ragione per cui mi avesse scelto per il ruolo. Per il sorriso, mi ha risposto. Nella scena della scuola del figlio, Nick dice cose tremende ma con un sorriso che convince e rende plausibili le sue affermazioni.

Lei è nel cast di The Black Dalia. Che differenza ha notato tra le due produzioni?
Innanzitutto i personaggi, che sono completamente diversi e poi il modo di lavoro. In un piccolo film con un regista esordiente il lavoro è un continuo processo di insegnamento ed apprendimento. In Bulgaria con un regista come Brian De Palma ed una troupe navigata ed esperta, il lavoro procedeva molto velocemente. Brian sapeva esattamente cosa voleva ottenere dagli attori e come ottenerlo, tanto che spesso bastavano solo due ciak a scena. Con Jason invece i ciak erano maggiori in quanto non era sicuro di quello che riusciva ad ottenere.

Lei è un appassionato surfista. Questa attività sportiva l’ha aiutata in qualche modo nella sua professione di attore?
Il surf è una religione, la recitazione anche. E’ difficile professare due religioni. Il surf aiuta a mantenersi giovani, la recitazione anche. Entrambi richiedono inoltre una grosse dose di coraggio principalmente per un timido come me. Recitare davanti a molte persone, in ruoli spesso sgradevoli con battute che magari non condividi richiede un coraggio che il surf può aiutarti a coltivare. Ma è uno sport talmente competitivo e richiede una resistenza fisica che ormai ho abbandonato. Ora mi dedico ad altre attività come i viaggi. Per esempio questa mattina mi sono svegliato presto ed invece di rimanere in albergo sono uscito da solo ed ho camminato per le strade di Roma. Ecco ci vuole una certa dose di coraggio camminare in città sconosciute come Roma per me.

 
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