Le mafie italiane sono una holding che semina guerra. Si contano 10.000 morti in trent’anni.
Le vittime del conflitto israelo-palestinese a partire dalla prima Intifada, secondo le stime ufficiali, si assommano a una cifra inferiore.

Sono anche l’impresa più potente d’Italia e uno dei pilastri dell’economia europea: un giro d’affari di 150 miliardi di euro l’anno.
Tutto il gruppo Fiat, nel mondo, fattura 58 miliardi di euro.

Negli ultimi trent’anni la camorra ha ucciso quattromila persone, più di ogni altra organizzazione criminale o terroristica.
Più dell’Ira, più dell’Eta, più del terrorismo islamico, più di Cosa Nostra.

I numerosi clan che la compongono si suddividono il territorio a densissima popolazione che comprende le province di Napoli e Caserta, estendendo ogni giorno i confini di un regno smisurato e invisibile su cui esercitano un controllo senza pari.

La camorra non guadagna solo col traffico di droga e di armi o con le estorsioni, ma fa affari in qualunque settore: edilizia, turismo, tessile, trasporti, carburanti, distribuzione alimentare, supermercati, ristoranti, negozi, cinema, banche.
Gli immensi proventi di queste attività illecite vengono poi reinvestiti in numerose attività legali, che si estendono ben oltre i confini nazionali da Taiwan ad Aberdeen.
La camorra ha persino acquistato azioni per la ricostruzione delle Torri Gemelle a New York.

Conta migliaia di affiliati che appartengono ad ogni classe sociale. Medici, imprenditori, chimici, ingegneri, operai edili, netturbini, psicologi, salumieri, sarti, braccianti. Assolda anche bambini, che impiega come spacciatori, vedette, fattorini e persino come soldati che facilmente da adolescenti diverranno killer.
Le mafie in Italia contano – secondo la Procura Nazionale antimafia – su un esercito di circa 25.000 affiliati per circa 200.000 diretti fiancheggiatori.

Grazie ai suoi prezzi concorrenziali, la camorra ha conquistato il monopolio del traffico dei rifiuti tossici. Per oltre trent’anni molte imprese del nord e centro Italia, con l’aiuto di mediatori legati alle imprese di camorra, hanno sepolto i loro rifiuti tossici nel sud Italia, avvelenando terreni agricoli e favorendo la crescita esponenziale dei casi di tumore. Se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati, diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, quasi il doppio della montagna più alta della terra, l’Everest, alto 8850 metri.

Nel settore della moda, la camorra gestisce la produzione dei capi contraffatti, ma contribuisce pure alla manifattura di una parte ufficiale del “Made in Italy” più prestigioso attraverso una capillare rete di fabbriche a nero che dipendono dal credito dei clan.

Scampia, periferia a nord di Napoli, è considerata la piazza a cielo aperto più grande del mondo, ogni giorno il guadagno di un unico clan con la droga è di 500.000 euro al giorno.
Qui è scoppiata una faida all’interno di uno dei clan egemoni che dal febbraio del 2004 ha generato decine e decine di morti in poche settimane.

Le vicende a cui assisterete si ispirano a fatti realmente accaduti e che continuano ad accadere nei quartieri napoletani come Scampia e nelle zone del Casertano. Lì, come in altri luoghi, la vita di migliaia di uomini e donne, molti dei quali giovani, è condizionata dal potere criminale e dalla sua violenza.

 

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