Ogni giorno, prima
di uscire di casa, indossiamo una “maschera”.
E' una maschera sociale con la quale ci presentiamo
al mondo ed interagiamo con gli altri, che ci rispondono
in base all'immagine mentale che si fanno grazie agli
imput che lanciamo.
Ma a volte basta poco a farla cadere: un ambiente
ristretto che impedisce ogni fuga; una situazione
che potrebbe diventare drammaticamente definitiva;
un socio/complice con cui trovare il feeling che consente
di mettersi a nudo.
Questo mix di elementi è alla base della nuova
commedia di Angelo Longoni che apre la stagione del
Teatro De' Servi di Roma, "Xanax".
Un venerdì sera qualunque, in un'azienda, uno
degli ascensori si blocca. Daniele e Laura si ritrovano
così uno davanti all'altra. Si conoscono di
vista, forse non ricordano neanche i rispettivi nomi
nella quotidianità di una vita vissuta sempre
di corsa, ad inseguire impegni ed appuntamenti più
per abitudine che per desiderio. Come nelle loro vite.
Ora, chiusi
nello spazio angusto di un ascensore per 60 ore, si
detesteranno fino a confidarsi sogni e delusioni di
due vite appartenenti a mondi che non sembrano poi
così diversi a partire da energie artificiali
donate da pilloline miracolose che vanno dallo Xanax
al Prozac di cui i die proatgonisti usano ed abusano.
Giorgia Wurth, protagonista di successi cinematografici
("Ex", "Maschi contro femmine")
e televisivi ("Le tre rose di Eva", "Ho
sposato uno sbirro") è Laura; Marco Fiorini
interprete teatrale e artefice dei successi della
Compagnia Bonalaprima, Marco.
Il testo di Longoni è ambizioso nell'alternare
sfumature drammatiche ai toni leggeri della commedia,
tanto da risultare debole nei primi, per riprendersi
solo con i secondi. Così come i toni comici
si adattano meglio ai due protagonisti rispetto ai
drammatici che necessiterebbero di un maggiori sfumature
espressive.
Lo spettacolo nel complesso diverte, pone spunti di
riflessione, ma soffre di un ritmo troppo lento e
cadenzato. Forse serve maggior rodaggio, che nell'emozione
di una 'prima' è clamorosamente mancato. [fabio
melandri]