Autore
Andrea Zanacchi
Regia
Manuela Bisanti
Scene
Costumi
Luci
Coreografie
Musica
 
Quanto della vita è voluto da noi e quanto dai desideri altrui? Forse bisogna toccare la follia per trovare la parte autentica dell’essere umano; il film “Qualcuno volò sul nido del cuculo” è una prova magistrale di quello che Freud chiamava «il disagio della civiltà», l’autenticità dell’individuo e l’adattamento alla società. Lo spettacolo “La visita di oggi” mostra un curioso terzetto: un folle consapevole, Alfredo (Andrea Zanacchi) che dialoga con il topo Schizzo ed Ermanno (Giampaolo Filauro), pubblicitario ossessionato dalla carriera e dai condizionamenti sciali derivanti dal suo status. Riusciranno questi antieroi ad entrare in relazione in una camera d’ospedale? Atmosfera beckettiana (bella e suggestiva la scenografia nella sua semplicità) di incomunicabilità, il battito del cuore come sfondo musicale, le emozioni ingabbiate in uno spazio bianco.

Nessuno dei protagonisti ottiene ciò che desidera: il pubblicitario è sposato con Marta perché incinta ma ama Viviana, che non contraccambia; il folle ama Cinzia, una Lolita, ma non ha il coraggio di dirglielo, la sogna e basta. Quanti guai per la paura di vivere. La storia del folle che parla con il topo mostra la violenza delle azioni di chi costringe un figlio ad essere ciò che non vuole. In scena non c’è una partita in corso, gli interpreti sono giocatori solitari, il dialogo non rimbalza tra loro e il ritmo è spezzato. Il testo teatrale poi a volte stenta, inciampando in battute semplici, a volte scontate. E il pubblico non riesce ad entrare nel “gioco”, nella storia. I registri dei due attori sono diversi, non entrano in relazione (anche di contrasto e/o indifferenza), pensano più a loro stessi. Può sembrare un paradosso, ma esiste una relazione anche nell’incomunicabilità.

L’idea è buona: la follia che mostra la via dell’autenticità come strada possibile per realizzare se stessi, ma l’articolazione è dubbiosa. La follia non può che essere un’immersione, non ammette superficie ma solo abissi. È il coraggio di lanciarsi senza rete, rischiando, senza sapere se si tornerà dal viaggio e in che modo. Gli attori dovrebbero focalizzarsi meno sul dettaglio, sentire il testo più con il corpo che con le parole per renderlo potente e per concentrarsi su una definizione dei personaggi semplice, ma profonda. Ci vorrebbe meno contorcimento razionale e più rischio per onorare un’idea buona come questa.

L’attimo di autenticità, quando il pubblicitario rievoca l’omicidio dell’amante Viviana andrebbe ritrovato ovunque. Lo spettacolo va rifinito per ottenere un’unica verità tra scenografia, interpretazione e testo. È difficile, ma non impossibile. L’idea originale lo merita, la compagnia è giovane, ha il tempo e l’entusiasmo per aggiustare il tiro. [deborah ferrrucci]

Interpreti
Andrea Zanacchi, Giampaolo Filauro
Produzione
Velluto Rosso
In scena
fino all'8 dicembre al Teatro Trastevere | Roma
Anno
2013
Genere
commedia