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Anno
2013
Genere
musicale
In
scena
fino al 21 aprile 2013
Teatro Stanze Segrete | Roma
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Autore |
Nicola
Pistoia |
Regia |
Nicola
Pistoia |
Costumi |
Isabella
Ruzza |
Musica |
Giovanni Monti |
Interpreti |
Daniela
Barra e Ciro Scalera, Ennio Coltorti (voce off) |
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“L’étranger”
è la canzone/svolta nella vita della cantante francese
Edith Piaf, “la môme” (la piccolina), grazie
alla quale il ‘diamante grezzo’ diventa puro grazie
al consiglio del suo scopritore Leplée: «Sii autentica».
La stessa indicazione potrebbe darla il regista Nicola Pistoia
a Daniela Barra (solo all’inizio però) che interpreta
Piaf. La sua voce è bella, articolata, ma troppo pulita
per gli esordi di Edith. Per sentire il sapore delle strade
di Parigi degli anni ’40 in cui l’usignolo francese
(“Piaf”, nel dialetto parigino) ha mosso i primi
passi, oltre al cappotto e ai gesti anche la voce di Barra andrebbe
sporcata come un elastico spezzato, per trasmettere quella vita
complessa, segnata dalle malattie, dal girovagare (il padre
era un contorsionista e la madre una cantante di strada) e dagli
stenti. Più che la rabbia, la grinta, in principio c’è
la salita, il contrasto più che l’armonia (un po’
come Gelsomina ne “La strada” di Federico Fellini).
Nell’esistenza di Edith c’è necessità,
forza e fragilità, stelle e stalle, e proprio quando
la tensione raggiunge il culmine, imprevedibilmente irrompe
l’armonia di quella voce melodiosa. E arrivano l’amore
per il pugile Cerdan morto tragicamente, la passione per la
musica, la scoperta di nuovi talenti.
Narrazione e interpretazione si
alternano senza intralciarsi grazie all’agile scrittura
e regia di Pistoia; l’avvio poco convincente svanisce
e Daniela Barra si scalda sulle note del pianoforte suonate
da Giovanni Monti, nel corpo, nella voce e nell’interpretazione.
Ciro Scalera la conduce delicatamente e generosamente interpretando
tutti gli uomini che hanno segnato la sua vita, fino al giovane
cantante Theo con cui condivide una dimensione più
domestica dell’esistenza, fatta di musica, libri e serate
con gli amici. Il Teatro Stanze Segrete è la cornice
perfetta per rivivere quelle atmosfere in chiaroscuro.
Ecco arrivare allora le canzoni
più famose come “La vie en rose”, “Rien
de rien”, “Hymne à l’amour”
e la chiusura “A quoi ça sert l’amour?”
in duetto. Toccante il ricordo di Daniela/Edith della madre
cantante che non ha avuto successo, il seme della canzone
è germogliato quando era tempo. Impossibile resistere:
il pubblico canta e si commuove. Nessuno ha saputo interpretare
le vette e gli abissi dell’amore meglio della cantante
francese, che ha vissuto fino in fondo.
«Non ha rimpianto
nulla, né il bene, né il male».
[deborah ferrucci]
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