Dall’amore
come istinto primordiale all’amore come maschera
psicosociale; dai frammenti poetici di Catullo e Leopardi
ai post delle chat per single. Lo spettacolo scritto
e diretto da Silvia Giulia Mendola e Paolo Andreoni
tenta di indagare, in un gioco di scomposizioni e
ricomposizioni a tratti raffinato e divertente ma
non privo di ombre, il sentimento più complesso
e più cantato in ogni luogo e in ogni tempo.
La
pièce, introdotta dal pianoforte di Michele
Varriale, si apre con la conferenza di Alice Turchetta,
giovane psicologa interpretata da Greta Zamparini,
che analizza gli effetti biologici e chimici dell’amore
sull’essere umano, parlando di dopamina e neurotrasmettitori.
L’attore Alioscia Viccaro, nella parte di se
stesso, le fa da contraltare soffermandosi sugli aspetti
più lirici e passionali del sentimento amoroso,
con tanto di versi di Shakeaspeare e di Sarah Kane.
Concluso il convegno, i due tornano alla proprie vite
ma, complice una chat per single, finiscono per ritrovarsi,
guardandosi negli occhi in maniera completamente diversa.
I frammenti di un discorso amoroso sui quali si sorregge
lo spettacolo, che deve il titolo al più fortunato
tra i romanzi di Wystan Hugh Auden, si muovono sulla
scena come tasselli di un mosaico impossibile da ricostruire.
Ai brani di Vinicio Capossela e Adriano Celentano,
si alternano gli ultimi risultati degli studi scientifici
sulla fenomenologia del bacio e il catulliano “Vivavus
atque amemus” è seguito dalla definizione
dell’amore del Devoto-Oli, finendo per appesantire
il pastiche con una miriade di luoghi comuni.
Più
che le prove dei protagonisti Greta Zamparini e Alioscia
Viccaro, comunque accettabili, vanno segnalati una
scenografia piuttosto elegante e un uso sapiente delle
luci. Ed è proprio l’illuminazione, le
cui gradazioni si muovono dal rosso porpora al verde
smeraldo, che rende l’idea del sentimento amoroso
in maniera più intensa di tanti fiumi di parole.
[valerio
refat]