La verità vi prego sull'amore
Autore: Silvia Giulia Mendola, Paolo Andreoni Traduzione:
Regia: Silvia Giulia Mendola, Paolo Andreoni
Scene: Silvia Giulia Mendola, Paolo Andreoni Costumi:
Luci: Silvia Giulia Mendola, Paolo Andreoni Musica: Michele Varriale
Produzione:
Interpreti: Greta Zamparini, Alioscia Viccaro
Anno di produzione: 2008 Genere: commedia
In scena: fino al 16 gennaio 2011al Teatro Belli di Roma

Dall’amore come istinto primordiale all’amore come maschera psicosociale; dai frammenti poetici di Catullo e Leopardi ai post delle chat per single. Lo spettacolo scritto e diretto da Silvia Giulia Mendola e Paolo Andreoni tenta di indagare, in un gioco di scomposizioni e ricomposizioni a tratti raffinato e divertente ma non privo di ombre, il sentimento più complesso e più cantato in ogni luogo e in ogni tempo.

La pièce, introdotta dal pianoforte di Michele Varriale, si apre con la conferenza di Alice Turchetta, giovane psicologa interpretata da Greta Zamparini, che analizza gli effetti biologici e chimici dell’amore sull’essere umano, parlando di dopamina e neurotrasmettitori. L’attore Alioscia Viccaro, nella parte di se stesso, le fa da contraltare soffermandosi sugli aspetti più lirici e passionali del sentimento amoroso, con tanto di versi di Shakeaspeare e di Sarah Kane. Concluso il convegno, i due tornano alla proprie vite ma, complice una chat per single, finiscono per ritrovarsi, guardandosi negli occhi in maniera completamente diversa. I frammenti di un discorso amoroso sui quali si sorregge lo spettacolo, che deve il titolo al più fortunato tra i romanzi di Wystan Hugh Auden, si muovono sulla scena come tasselli di un mosaico impossibile da ricostruire. Ai brani di Vinicio Capossela e Adriano Celentano, si alternano gli ultimi risultati degli studi scientifici sulla fenomenologia del bacio e il catulliano “Vivavus atque amemus” è seguito dalla definizione dell’amore del Devoto-Oli, finendo per appesantire il pastiche con una miriade di luoghi comuni.

Più che le prove dei protagonisti Greta Zamparini e Alioscia Viccaro, comunque accettabili, vanno segnalati una scenografia piuttosto elegante e un uso sapiente delle luci. Ed è proprio l’illuminazione, le cui gradazioni si muovono dal rosso porpora al verde smeraldo, che rende l’idea del sentimento amoroso in maniera più intensa di tanti fiumi di parole. [valerio refat]