Chiamatelo
“Vecchio Rocko”,
o “Una piccola impresa
meridionale” (come il titolo del
suo ultimo film). Il titolo non ha importanza, visto
che non è ancora certo se queste due serate di
teatro canzone siano state la coda della serie di spettacoli
portati in scena da Rocco Papaleo, attore e regista
meridional-bohemienne, oppure rappresentino il passaggio
verso un nuovo progetto. Certo è che è
un piacere trascorrere un'abbondante ora e mezza in
compagnia di Rocco e dei due musicisti che lo accompagnano.
L'atmosfera è calda
e accogliente sin dall'ingresso in sala, dove a ricevere
il pubblico, firmare autografi e scattare fotografie,
ci sono Rocco e i due compari. La formazione a tre
e il continuo dialogo con il pubblico, conferiscono
al recital un tono familiare. La quarta parete non
è solo sfondata, ma addirittura derisa dal
regista che, senza mezzi termini, mette in ridicolo
chi pensa che «l'artista debba stare lontano
dal pubblico». La vicinanza scelta da Papaleo,
è giusta: coinvolge e diverte.
Il
percorso che segue Rocco, perfettamente aderente allo
stile che lo contraddistingue e che lo ha consacrato
in “Basilicata
Coast to Coast”, è quello
del racconto autobiografico. Si passa dai più
esilaranti, uno su tutti il remake di «Il pane
e frittata di mia madre», ai malinconici, o
addirittura broadwayani. Canzoni alternate da piccoli
viaggi intorno a persone e cose che le hanno ispirate,
storie buffe e romantiche. Gli fanno eco i musicisti
Arturo Valiante e Guerino Rondolone, rispettivamente
zio e nipote, piano e contrabbasso. Un terzetto esilarante.
«Tra incerte precisioni»,
come lui stesso si definisce. E non c'è espressione
che meglio ne descriva lo stile. Ci troviamo di fronte
a un artista con provenienza meridionale, voce delle
regioni del Sud meno note, che lancia ironicamente
un lamento malinconico. Il pubblico si diverte ed
emoziona.
Si
lascia la sala, su richiesta dell'artista, senza applaudire:
in questo modo si resta in debito di un applauso,
da porgere al prossimo spettacolo! [giovanna
gentile]