Ospite
a spese del ricco Don Alberto De Stefano nella località
balneare di Bagnoli, la compagnia del capocomico Gennaro
(Francesco Paolantoni) si arrabatta alla meglio dopo
l'ultima fallimentare performance. Amori, tradimenti
veri e presunti, triangoli, gravidanze, sotterfugi,
piccole e grandi bugie, fanno da corredo alle prove
che la compagnia si appresta ad eseguire dell'opera
a forti tinte “Malanova” di Libero Bovio.
Uomo e galantuomo è
una delle commedie più note di Eduardo De Filippo,
scritta nel 1922 ed inserita nel gruppo di opere “La
Cantata dei giorni pari” che debuttò
sulle scene nel 1933. A ben 77 anni dalla prima messa
in scena, torna in una nuova edizione con Francesco
Paolantoni nel ruolo che fu di De Filippo, con accanto
Nando Paone ed un gruppo di affiatati caratteristi
come Ciro Capano, Fulvia Carotenuto, Patrizia Spinosi,
Susy Del Giudice, Giuseppe Mastrocinque, Federica
Aiello, Sergio Calogero, Antonio Fiorillo e Tonino
Taiuti.
Semplici
ed evocative le scenografie spartane di Andrea Taddei,
che fanno da sfondo ad una commedia ben recitata,
nonostante alcune coloriture sin troppo sottolineate,
con tempi comici e trovate drammaturgiche che dimostrano
di non subire il logorio del tempo. Francesco Paolantoni
mostra di trovarsi a proprio agio nei panni di Gennaro,
uscendo dal naturale confronto con De Filippo in maniera
onorevole, sebbene risulti ancora un poco forzato
ed innaturale nella recitazione mimica: la manipolazione
del fazzoletto tra le mani, arte tra quelle di Eduardo.
Per
il resto, come già al cinema nella pellicola
di Paolo Virzì Baci e
abbracci, Paolantoni dimostra di possedere
una buona gamma espressiva, passando dal puro burlesque
al malinconico, dal comico alla farsa con naturalezza
e facilità. Ben coadiuvato da Nando Paone e
dal resto della compagnia, Uomo
e galantuomo strappa risate a ripetizione,
sebbene avremmo preferito maggior asciuttezza drammaturgica,
nella parte finale di uno spettacolo dalla durata
di oltre due ore.
[fabio melandri]